Il segno giallo (Pt.1)
Avevo già letto tutti i libri della biblioteca ma, tanto per passare il tempo, mi diressi verso le librerie e ne aprii gli sportelli con il gomito. Ero in grado di distinguere ogni volume dal colore della sua copertina. Li passai in rassegna tutti, camminando lentamente accanto agli immensi ripiani e fischiettando per tenermi allegro. Stavo per voltarmi e recarmi in sala da pranzo quando lo sguardo mi cadde su un libro rilegato in giallo, che si trovava in un angolo del ripiano superiore dell'ultima libreria. Non me ne ricordavo e dal pavimento non riuscivo a decifrare la scritta pallida sul dorso, così andai nel salotto fumatori e chiamai Tessie. Ella sopraggiunse dallo studio e, dietro mia richiesta, si arrampicò per arrivare al libro. "Che cos'è?" chiesi. "Il Re in Giallo". Ero sbalordito. Chi lo aveva messo lì? Come era arrivato in casa mia? Da tempo avevo deciso che non avrei mai dovuto aprire quel libro, e mai niente al mondo avrebbe potuto convincermi a comprarlo. Nel timore che la curiosità potesse farmi venire la tentazione di aprirlo, non avevo mai neanche gettato un’occhiata al libro quando ci incappavo nelle librerie. Se mai avevo provato la curiosità di leggerlo, la terribile tragedia del giovane Castaigne, che conoscevo, mi aveva impedito di esplorarne le malvagie pagine. Mi ero sempre rifiutato di ascoltare qualunque descrizione, e in effetti nessuno aveva mai osato discuterne la seconda parte alta voce, così non avevo assolutamente idea di ciò che quei fogli potessero rivelare. Fissai la velenosa rilegatura gialla come avrei fatto con un serpente.
Torniamo a parlare di Yellow Mythos oggi qui sul blog. Senza che ce ne accorgessimo abbiamo lasciato che trascorressero un altro paio di mesi. Gli Yellow Mythos, già…. vi ricordate dove eravamo rimasti? Come No? Davvero il trascorrere del tempo vi fa questo effetto? Che ne dite quindi di un rapido riassunto? Tutto iniziò qui sul blog nell’ormai remota estate 2013, con un misterioso ed inquietante libro (Il Re in giallo, ndr) citato all’interno di una raccolta di racconti omonima. Discorrendo di “pseudobiblia”ci eravamo chiesti se quel titolo, così come il celebre Necronomicon, fosse solo un’invenzione del suo autore oppure se ci fosse dell’altro. Parafrasando una frase di Salomone (Eccl. 1:9), nella quale si dice che “le cose nuove non sarebbero altro che cose che abbiamo dimenticato”, ci eravamo avventurati alla ricerca di prove che potessero confermare la seconda ipotesi. Se ci fosse veramente dell’altro? Se dietro i misteri di Hali, dietro le leggende del ciclo di Hastur, dietro il destino della perduta Carcosa, dietro il bizzarro “Yellow Sign" e dietro la misteriosa “Pallid Mask” ci fosse invece qualcosa di cui l’umanità si è dimenticata? Solo l’analisi dell’immensa letteratura scritta a proposito del “Re in giallo” potrebbe forse darci qualche risposta.
Un anno fa, di questi tempi, avevamo affrontato alcuni spunti scaturiti da un racconto, scritto da Robert W. Chambers nel 1895, dal curioso titolo de “Il riparatore di reputazioni”; spunti che ci avevano portato a ritenere che fosse stato addirittura Oscar Wilde il primo vero testimone dell’esistenza del “Re in Giallo”. Successivamente eravamo tornati a rileggere lo stesso racconto rendendoci conto di una sottotrama, resa quasi invisibile dall’imponente riflettore puntato sugli avvenimenti principali. Attraverso gli ormai numerosi articoli scritti sull’argomento, quell’assurdo libro dalla copertina gialla sembra continuare a ripresentarsi e, ogni volta, sembra condurre alla pazzia i suoi malcapitati lettori. Il primo fu probabilmente Dorian Gray, l’affascinante giovinetto della Londra vittoriana di Oscar Wilde, divenuto celebre a causa del suo singolare ritratto. Il secondo fu Hildred Castaigne, il folle pretendente al trono della dinastia imperiale d’America descritto da Robert W. Chambers. In seguito rimase vittima del malefico influsso del “Re in Giallo” anche Constance Castaigne, probabile alias di Constance Hawberk, detenuta nella Coastal State Prison narrata da Karl Edward Wagner, e la giovane Cassilda Archer, pseudonimo della sconosciuta alle cui gesta abbiamo assistito la volta scorsa.
Pensavate fosse finita qui? Assolutamente no, perché oggi aggiungeremo alla lista altri due personaggi: del primo di essi conosciamo solo il cognome (Scott), sappiamo che vive a New York e che dipinge; il secondo personaggio è una modella che risponde la nome di Tessie Reardon, e che è la musa ispiratrice del suddetto pittore. Entrambi i personaggi vengono in contatto con il famigerato volume in uno dei momenti chiave del racconto “Il segno giallo”, scritto da Robert W. Chambers e incluso nella già citata raccolta. Ma c’è un ulteriore e tutt’altro che trascurabile particolare che pare contraddistinguere Mr. Scott e Ms. Reardon: entrambi sarebbero morti diversi mesi prima dei fatti narrati!
"Non toccarlo, Tessie," dissi, "scendi". Naturalmente il mio monito fu sufficiente a suscitare la sua curiosità, e prima che potessi impedirlo lei prese il libro e, ridendo, lo portò con sé nello studio a passi di danza. La richiamai, ma lei scivolò via con un sorriso struggente dalle mie mani inermi, e io la seguii con una certa impazienza. "Tessie!" gridai, entrando nella biblioteca, "ascolta, sono serio. Metti via quel libro. Non voglio che tu lo apra!" La biblioteca era vuota. Entrai in entrambi i salotti, poi nelle camere da letto, in lavanderia, in cucina, e infine tornai in biblioteca e cominciai una ricerca sistematica. Si era nascosta così bene che passò mezz'ora prima che la scoprissi accovacciata, bianca e silenziosa, vicino alla finestra a grate nel ripostiglio situato al piano superiore. Con una sola occhiata mi resi conto che era stata punita per la sua stupidità. Il Re in Giallo giaceva ai suoi piedi, ma il libro era aperto sulla seconda parte. Guardai Tessie e vidi che era troppo tardi. Aveva aperto Il Re in giallo. Allora la presi per mano e la condussi nello studio. Sembrava stordita, e quando le dissi di sdraiarsi sul divano mi obbedì senza dire una parola. Dopo un po' chiuse gli occhi e il suo respiro divenne regolare e profondo, ma non riuscivo a capire se stesse dormendo o meno. Per molto tempo me ne restai seduto in silenzio accanto a lei, ma lei non si mosse né parlò, e alla fine mi alzai ed entrando nel ripostiglio inutilizzato afferrai il libro giallo con la mia mano meno lesionata. Sembrava pesante come piombo, ma lo riportai nello studio, e sedendomi sul tappeto accanto al divano lo aprii e lo lessi dall'inizio alla fine.
Il racconto è ambientato a New York tra le pareti di un edificio affacciato su Washington Square, la stessa piazza dove, in un diverso racconto dello stesso autore, fu installata la cosiddetta “Lethal Chamber”, una costruzione che permetteva agli aspiranti suicidi di mettere in atto il loro desiderio di autodistruzione. Che i tempi siano pressoché gli stessi lo si intuisce dalle stesse parole di Chambers, il quale fa sì che il suo protagonista menzioni “la terribile tragedia del giovane Castaigne”, aggiungendo poi che i due si conoscevano. Siamo quindi nello stesso distopico 1920 e nelle stesse strade della stessa città, anche se l’autore non concede ulteriori collegamenti spazio-temporali con le vicende del “riparatore di reputazioni”.
Anche in questo racconto sarà la lettura delle pagine del “Re in giallo” a rivelarsi fatale ma, come era già accaduto in passato e come accadrà in futuro, la linea temporale si distorce, si accavalla e si richiude su se stessa, confondendo causa ed effetto. È davvero la lettura del “Re in giallo” a portare alla pazzia? Oppure il “Re in giallo” non è altro che un semplice tassello, l’inevitabile conseguenza di un “qualcosa” che, in un momento qualsiasi, finisce per incrociare il cammino di alcuni predestinati?
La risposta, semmai esistesse, non l’avremo oggi. Il racconto di cui parliamo in questo articolo, sebbene possa sembrare quasi incredibile, non verte sull’ormai famoso libro, bensì su uno strano glifo…
Torniamo a parlare di Yellow Mythos oggi qui sul blog. Senza che ce ne accorgessimo abbiamo lasciato che trascorressero un altro paio di mesi. Gli Yellow Mythos, già…. vi ricordate dove eravamo rimasti? Come No? Davvero il trascorrere del tempo vi fa questo effetto? Che ne dite quindi di un rapido riassunto? Tutto iniziò qui sul blog nell’ormai remota estate 2013, con un misterioso ed inquietante libro (Il Re in giallo, ndr) citato all’interno di una raccolta di racconti omonima. Discorrendo di “pseudobiblia”ci eravamo chiesti se quel titolo, così come il celebre Necronomicon, fosse solo un’invenzione del suo autore oppure se ci fosse dell’altro. Parafrasando una frase di Salomone (Eccl. 1:9), nella quale si dice che “le cose nuove non sarebbero altro che cose che abbiamo dimenticato”, ci eravamo avventurati alla ricerca di prove che potessero confermare la seconda ipotesi. Se ci fosse veramente dell’altro? Se dietro i misteri di Hali, dietro le leggende del ciclo di Hastur, dietro il destino della perduta Carcosa, dietro il bizzarro “Yellow Sign" e dietro la misteriosa “Pallid Mask” ci fosse invece qualcosa di cui l’umanità si è dimenticata? Solo l’analisi dell’immensa letteratura scritta a proposito del “Re in giallo” potrebbe forse darci qualche risposta.
Un anno fa, di questi tempi, avevamo affrontato alcuni spunti scaturiti da un racconto, scritto da Robert W. Chambers nel 1895, dal curioso titolo de “Il riparatore di reputazioni”; spunti che ci avevano portato a ritenere che fosse stato addirittura Oscar Wilde il primo vero testimone dell’esistenza del “Re in Giallo”. Successivamente eravamo tornati a rileggere lo stesso racconto rendendoci conto di una sottotrama, resa quasi invisibile dall’imponente riflettore puntato sugli avvenimenti principali. Attraverso gli ormai numerosi articoli scritti sull’argomento, quell’assurdo libro dalla copertina gialla sembra continuare a ripresentarsi e, ogni volta, sembra condurre alla pazzia i suoi malcapitati lettori. Il primo fu probabilmente Dorian Gray, l’affascinante giovinetto della Londra vittoriana di Oscar Wilde, divenuto celebre a causa del suo singolare ritratto. Il secondo fu Hildred Castaigne, il folle pretendente al trono della dinastia imperiale d’America descritto da Robert W. Chambers. In seguito rimase vittima del malefico influsso del “Re in Giallo” anche Constance Castaigne, probabile alias di Constance Hawberk, detenuta nella Coastal State Prison narrata da Karl Edward Wagner, e la giovane Cassilda Archer, pseudonimo della sconosciuta alle cui gesta abbiamo assistito la volta scorsa.
Pensavate fosse finita qui? Assolutamente no, perché oggi aggiungeremo alla lista altri due personaggi: del primo di essi conosciamo solo il cognome (Scott), sappiamo che vive a New York e che dipinge; il secondo personaggio è una modella che risponde la nome di Tessie Reardon, e che è la musa ispiratrice del suddetto pittore. Entrambi i personaggi vengono in contatto con il famigerato volume in uno dei momenti chiave del racconto “Il segno giallo”, scritto da Robert W. Chambers e incluso nella già citata raccolta. Ma c’è un ulteriore e tutt’altro che trascurabile particolare che pare contraddistinguere Mr. Scott e Ms. Reardon: entrambi sarebbero morti diversi mesi prima dei fatti narrati!
"Non toccarlo, Tessie," dissi, "scendi". Naturalmente il mio monito fu sufficiente a suscitare la sua curiosità, e prima che potessi impedirlo lei prese il libro e, ridendo, lo portò con sé nello studio a passi di danza. La richiamai, ma lei scivolò via con un sorriso struggente dalle mie mani inermi, e io la seguii con una certa impazienza. "Tessie!" gridai, entrando nella biblioteca, "ascolta, sono serio. Metti via quel libro. Non voglio che tu lo apra!" La biblioteca era vuota. Entrai in entrambi i salotti, poi nelle camere da letto, in lavanderia, in cucina, e infine tornai in biblioteca e cominciai una ricerca sistematica. Si era nascosta così bene che passò mezz'ora prima che la scoprissi accovacciata, bianca e silenziosa, vicino alla finestra a grate nel ripostiglio situato al piano superiore. Con una sola occhiata mi resi conto che era stata punita per la sua stupidità. Il Re in Giallo giaceva ai suoi piedi, ma il libro era aperto sulla seconda parte. Guardai Tessie e vidi che era troppo tardi. Aveva aperto Il Re in giallo. Allora la presi per mano e la condussi nello studio. Sembrava stordita, e quando le dissi di sdraiarsi sul divano mi obbedì senza dire una parola. Dopo un po' chiuse gli occhi e il suo respiro divenne regolare e profondo, ma non riuscivo a capire se stesse dormendo o meno. Per molto tempo me ne restai seduto in silenzio accanto a lei, ma lei non si mosse né parlò, e alla fine mi alzai ed entrando nel ripostiglio inutilizzato afferrai il libro giallo con la mia mano meno lesionata. Sembrava pesante come piombo, ma lo riportai nello studio, e sedendomi sul tappeto accanto al divano lo aprii e lo lessi dall'inizio alla fine.
Il racconto è ambientato a New York tra le pareti di un edificio affacciato su Washington Square, la stessa piazza dove, in un diverso racconto dello stesso autore, fu installata la cosiddetta “Lethal Chamber”, una costruzione che permetteva agli aspiranti suicidi di mettere in atto il loro desiderio di autodistruzione. Che i tempi siano pressoché gli stessi lo si intuisce dalle stesse parole di Chambers, il quale fa sì che il suo protagonista menzioni “la terribile tragedia del giovane Castaigne”, aggiungendo poi che i due si conoscevano. Siamo quindi nello stesso distopico 1920 e nelle stesse strade della stessa città, anche se l’autore non concede ulteriori collegamenti spazio-temporali con le vicende del “riparatore di reputazioni”.
Anche in questo racconto sarà la lettura delle pagine del “Re in giallo” a rivelarsi fatale ma, come era già accaduto in passato e come accadrà in futuro, la linea temporale si distorce, si accavalla e si richiude su se stessa, confondendo causa ed effetto. È davvero la lettura del “Re in giallo” a portare alla pazzia? Oppure il “Re in giallo” non è altro che un semplice tassello, l’inevitabile conseguenza di un “qualcosa” che, in un momento qualsiasi, finisce per incrociare il cammino di alcuni predestinati?
La risposta, semmai esistesse, non l’avremo oggi. Il racconto di cui parliamo in questo articolo, sebbene possa sembrare quasi incredibile, non verte sull’ormai famoso libro, bensì su uno strano glifo…
E' forse il racconto più riuscito di Chambers, per non spoilerare troppo segnalo solo che molto probabilmente nacque a causa di un sogno fatto dallo stesso autore.
RispondiEliminaPer l'impostazione che ho dato al post, credo non ci sia un grosso pericolo di spoiler. Grazie per il contributo.
EliminaQuando leggo queste cose impazzisco perché amo moltissimo questo tipo di ricerca 'fra le righe' di diversi testi.
RispondiEliminaMi piacerebbe poter contribuire con qualche idea, ma purtroppo è una parte letteraria di cui manco totalmente (se non per Dorian Gray), quindi mi godrò il percorso e penso andrò a ripescare i vecchi articoli!
Per ripescare i vecchi articoli c'è il banner nella colonna qui a destra. Spero sia intuitivo. Credo che in futuro mi inventerò qualcosa per migliorare l'accessibilità a questa serie di articoli, visto che l'argomento, di post in post, sta diventando sempre più complesso e articolato.
EliminaSì sì, lo avevo visto qui a lato e infatti pensavo di farci 'una capatina'! :D
EliminaIo adoro questo tipo di approccio alle opere e ne immagino la complessità quindi complimenti per il lavoro che stai facendo!
Vero, è estremamente complesso. Anche perché quando ho iniziato non avevo ancora bene in mente dove sarei andato a finire. La letteratura a riguardo è vastissima e molto di quello che è stato pubblicato non l'ho ancora nemmeno letto. Mi sto muovendo a tentoni nel buio, per dire le cose come stanno.
EliminaEccoci finalmente! Come credo tu sappia, aspetto a gloria i post di questa serie ^_^.
RispondiEliminaSto facendo il possibile per seguire ma aver letto prima i post pubblicati negli ultimi mesi e solo dopo quelli precedenti certo non aiuta. Mi sa che mi conviene rileggerli tutti di nuovo nel giusto ordine...
Leggere i post in ordine sparso non aiuta affatto. Ci sono delle parti, come quella specie di blog-nove intitolata "La canzone di Cassilda", che è forse maggiormente usufruibile solo se letta nel momento giusto. Quando ho iniziato sapevo che sarei andato incontro a problemi di questo tipo, visto che nel frattempo si sono uniti diversi followers che, immagino, si sono ritrovati spiazzati da tutto questo parlare di "giallo".
EliminaVi mettete a ridere se dico che certi libri non riesco a leggerli perché poi non riesco a dormire?
RispondiEliminaNo, perché mai? Sei hai meno di dodici anni è normale...
EliminaHo letto con interesse questo post: ovviamente recupererò la lettura di quelli precedenti! :P
RispondiEliminaQuante belle ispirazioni nel tuo blog TOM ^_^
Grazie ^__^ Gentilissima!
EliminaAh, beh, perfetto,: ne compio undici l'anno prossimo ;-P
RispondiEliminaAnche tu un vecchietto... eh ? :-P
Elimina“Le cose nuove non sarebbero altro che cose che abbiamo dimenticato”.
RispondiEliminaMolto presto ti confermerò quest'affermazione con un qualcosa che non immagini di certo. ;)
Non puoi tenermi sulle spine in questa maniera !!!!
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