Il segno giallo (Pt.2)
Quando vidi per la prima volta il guardiano egli mi voltava le spalle. […] Non gli prestai più attenzione di quanta ne diedi a qualunque altro passante che si trovava in Washington Square, così quando chiusi la finestra e ritornai nel mio studio, me ne dimenticai. Più tardi quel pomeriggio, quando i raggi del sole si fecero più caldi, aprii di nuovo la finestra e mi affacciai per prendere un po’ d’aria. L’uomo era ancora lì, immobile […] Era voltato dalla mia parte ora. Con un movimento perfettamente involontario mi sporsi per guardarlo meglio. Fu in quel momento che egli sollevò la testa e diresse il suo sguardo verso di me.
Un terzo personaggio si affaccia, in questo ennesimo racconto di Robert W. Chambers, oltre ai due citati qualche giorno fa nella prima parte dell’articolo. L’autore lo chiama “Watchman” e il sottoscritto, senza pensarci troppo sopra, lo ha tradotto con il termine “guardiano", che tanto ricorda il “guardiano della soglia” citato da innumerevoli culture. Il guardiano della soglia, colui che si alimenta delle paure di chi lo affronta, ma che è necessario riuscire a superare per poter poi accedere ai regni oscuri dell’oltretomba o ai livelli più alti della comprensione esoterica.
Il termine, in questo contesto, non è affatto casuale. Il guardiano appare infatti in sogno, in momenti diversi, ad entrambi i protagonisti, e lo fa nelle vesti del conducente di un carro funebre.
La prima ad incontrarlo è Tessie, la quale, in una notte d’inverno, si sveglia (o crede di svegliarsi), si infila la vestaglia bianca, si alza dal letto e si dirige verso la finestra, aprendola. La strada buia di fronte a lei non promette nulla di buono e infatti, di lì a poco, un rumore in lontananza raggiunge le sue orecchie, un rumore che si fa sempre più vicino, quello di un carro funebre trainato da dei cavalli. Alla guida la stessa persona descritta in apertura, colui che chiamiamo “guardiano” e che, raggiunta la finestra alla quale è affacciata Tessie, si volta e la guarda dritto negli occhi. Tessie è terrorizzata da quello sguardo. Ancor più terrorizzata è però dalla sensazione che, all’interno di quel carro funebre, vi sia il suo amato pittore, vivo e vegeto ma prigioniero dello spazio angusto di una bara.
Il secondo ad incontrarlo è Mr. Scott, il nostro pittore, che una notte si sveglia (o crede di svegliarsi) e si ritrova sdraiato all’interno di una “scatola” con la copertura di vetro. Capisce di trovarsi all’interno di un carro in movimento, ode il calpestio dei cavalli, percepisce una pavimentazione di pietra sotto le ruote, vede le luci dei lampioni scorrere all’indietro al suo passaggio. Non riesce a muoversi, prova a chiamare aiuto ma la voce è sparita. Gira la testa e, attraverso il vetro della “scatola” e il vetro laterale del veicolo coperto, vede una fila di case vuote e silenziose, senza luce né vita. Tranne una. In una casa una finestra è aperta al primo piano e una figura di donna, vestita di bianco, sta guardando giù in strada.
Oggi noi non sappiamo chi sia esattamente il “guardiano” e perché Robert W. Chambers abbia voluto dargli una rilevanza così importante all’interno del racconto. Percepiamo però che la sua figura incrocerà ancora il nostro cammino, forse prima di quanto immaginiamo.
Ma torniamo al punto in cui ci eravamo interrotti la volta scorsa. Uno strano glifo, dicevamo, entra per la prima volta in scena oggi, all’alba dell’undicesimo capitolo dedicato alla mitologia “in giallo”. Un glifo la cui importanza, ai fini della comprensione dei vasti scenari che lentamente si stanno svelando, è a dir poco fondamentale. Un simbolo che appare inciso sopra un piccolo gioiello che Mr. Scott dona alla sua modella, Tessie Reardon, all’interno del racconto “The Yellow Sign”. Esso viene così descritto: “Un fermaglio di onice nera, su cui era intarsiato un curioso simbolo, forse una lettera, in oro. Non era né arabo né cinese, né, come avrei scoperto in seguito, apparteneva a qualsivoglia lingua umana.”
Del cosiddetto “segno giallo” per ora non sappiamo ancora nulla, se non che il suo arrivo fu già in precedenza annunciato da uno strano individuo dalla carnagione pallida che, seduto sui gradini di pietra di Washington Square, borbottò al passaggio del protagonista delle parole in quel momento per lui incomprensibili: “Hai trovato il segno giallo? Hai trovato il segno giallo? Hai trovato il segno giallo?”
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La memoria ritorna inevitabilmente ad alcuni passaggi de “Il riparatore di reputazioni”, racconto dello stesso autore di cui abbiamo parlato qui e qui. In quel racconto il segno giallo era stato nominato più volte dal protagonista Hildred Castaigne ma, considerata la situazione contingente, ne avevamo attribuito il significato semplicemente ai suoi deliri di follia: “Gli diedi dieci minuti di vantaggio e poi gli andai dietro, portando con me la corona ingioiellata e la tunica di seta con sopra ricamato il Segno Giallo”. E ancora: “Gli mostrai un elenco di migliaia di nomi redatto da Wilde; ognuno degli uomini nell’elenco aveva ricevuto il Segno Giallo, che nessun essere vivente osa ignorare”. E anche: “Avevo in tasca un pezzo di carta su cui era tracciato il Segno Giallo: glielo porsi.” Oppure: “Poi spiegai una pergamena su cui era tracciato il Segno Giallo. Louis vide il segno ma sembrò non riconoscerlo: richiamai la sua attenzione in modo deciso. Sì, disse, lo vedo. Che cos’è? È il Segno Giallo, dissi con rabbia”. E infine “Indossai la veste di seta bianca con il ricamo del Segno Giallo e mi posi la corona sul capo. Alfine ero Re. Re in Hastur a pieno diritto, Re perché conoscevo il mistero delle Iadi e la mia mente aveva sondato le profondità del lago di Hali. Ero Re!”
Vi sono evidentemente due facce distinte dell’elemento che oggi conosciamo come “segno giallo”: da una parte esso si direbbe essere il simbolo che identifica la dinastia reale a cui la nostra mitologia fa riferimento, dall’altra parte sembra essere l’ennesima porta che mette in comunicazione questo mondo con un mondo alternativo di terrore e di follia. Si direbbe che chiunque venga in contatto, anche per caso, con il segno giallo sia suscettibile di una qualche forma di controllo mentale, probabilmente da parte di un’entità che, semplificando, potremmo identificare come il Re in Giallo. Il racconto di Chambers, come abbiamo visto, suggerisce che il creatore originale del segno non fosse umano e che forse provenisse da una strana dimensione alternativa, una dimensione sulla cui geografia abbiamo già raccolto qualche indizio negli articoli precedenti. Sappiamo dell’esistenza del lago di Hali, sulle cui acque si specchia un’antica città dai contorni inquietanti conosciuta come Carcosa. Il paesaggio circostante è anch’esso quantomeno bizzarro: illuminato di giorno da due soli gemelli che la notte lasciano il posto a stelle nere e a strane lune che ruotano nel cielo.
Un paesaggio extraterrestre? No. Almeno di questo siamo abbastanza sicuri, visto che avevamo chiarito in passato che Carcosa non può che trovarsi sulla Terra, anche se evidentemente non sulla stessa Terra che oggi noi conosciamo. Per ora non sappiamo altro, ma indubbiamente ci rimangono molte altre strade da percorrere per chiarire la questione, altre strade e nuovi indizi. Sì, perché adesso conosciamo il segno giallo e sono certo che ci ritroveremo molto spesso al suo cospetto da ora in avanti. È forse un caso che il simbolo che gli appassionati del celebre gioco di ruolo “Call of Cthulhu” chiamano “segno giallo” ricordi molto da vicino il “triscele”, vale a dire quella singolare raffigurazione di un essere con tre gambe che troviamo presente in culture anche estremamente diverse tra loro (dalla Sicilia all’isola di Man)? È forse un caso che quelle tre gambe ci facciano venire in mente, per contrapposizione, le tre teste del mostruoso cane guardiano dell'Ade, il regno di Plutone? È forse un caso che Plutone ci faccia venire in mente il pianeta Yuggoth, citato da H.P. Lovecraft, un pianeta posto ai confini del sistema solare, solcato da fiumi neri e illuminato da lune gemelle?
Non c'entra molto con le tue considerazioni ma dal momento che possiedo l'edizione Fanucci de "Il Re in Giallo" degli anni 70 ( non a caso con copertina gialla...) forse posso aiutarti a contestualizzare l'autore e il senso dei suoi scritti.
RispondiEliminaPenso che ne "Il Segno Giallo" Chambers si diverta molto a descrivere la vita degli artisti Bohemien, realtà che egli conosceva bene. Non a caso la raccolta " Il Re in Giallo" fu l'unico vero successo commerciale della sua vita di artista.
Nei suoi racconti, ed "Il Segno Giallo" è forse il più riuscito di tutti, Chambers permea ogni pagina di cultura Bohemien, all'epoca mi fece molto pensare un particolare apparentemente semplice: il rapporto tra Tessie Reardon e il protagonista, tra la modella ed il pittore.
Prima del fidanzamento la modella non aveva problemi a posare nuda per il pittore e quest'ultimo non si preoccupava a farla posare nuda per i suoi quadri. Dopo che entrambi scoprono di provare sentimenti reciproci le cose cambiano e subentra una certa pudicizia professionale..se ci fai caso è lo stesso momento in cui il male li attacca ed entrambi i personaggi soccombono ad Hastur e alla setta del "Segno Giallo". Credo che in quel momento sia nato il topoi, lo stereotipo - se preferisci- che poi sarà impiegato in migliaia di romanzi e film horror, che solo i personaggi morigerati riescono a sopravvivere all'attacco dei mostri senza morire o impazzire.
Cassilda e gli altri personaggi dell'immaginaria opera di Chambers vivono in una realtà decadente e sensuale, condannati fin dall'inizio a cadere a causa delle loro passioni, nel momento in cui Tessie ed il suo pittore scoprono le stesse passioni subiscono lo stesso destino.
Chambers sembra quindi voler fare un favore ai conservatori della sua epoca, giusto per accaparrarsene i favori e vendere qualche copia in più.
Osservazione molto interessante. Grazie. Vale la pena riesaminare con più attenzione tutto ciò che ho scritto considerando questa chiave di lettura. C'è in effetti tra i personaggi che abbiamo incontrato finora un punto in comune, che è quello della corruzione dell'anima (basti pensare a Dorian Grey). In alcuni casi è però difficile identificare perfettamente causa ed effetto. Nel "Segno Giallo" la modella sostiene di avere sognato per la prima volta il Watchman diversi mesi prima degli eventi narrati, il che potrebbe, secondo la tua ipotesi, voler significare che lei era già da tempo segretamente innamorata del pittore. Davvero interessante.
EliminaTra parentesi ho appena scoperto che dai romanzi di Chambers furono tratti dei film all'epoca del muto, in uno compare lo stesso Chambers in veste di "host".
EliminaSi tratta perlopiù di banali storie d'amore o polizieschi.
Tra questi ce ne sono un paio però che sono andati perduti, interessante, vero?
Molto interessante. In materia di film perduti sei tu il massimo esperto (spero anzi di poter vedere uno spin-off degli Yellow Mythos su Nocturnia, prima o poi). ^_^
EliminaInvece io ho trovato qualcosa di più recente, anche se di difficile se non impossibile recupero: questo
Un pianeta Terra con due soli gemelli? Hai in programma qualche teoria al riguardo nei prossimi post?
RispondiEliminaIl pianeta Terra con due soli gemelli è forse una delle poche cose facilmente spiegabili in tutta questa faccenda. Mi riservo di parlarne più avanti, probabilmente in uno dei prossimi capitoli della blog novel La Canzone di Cassilda
EliminaBello! *__*
RispondiEliminaMa il "Guardiano"/Watchman... non è che potrebbe c'entrare - visti i riferimenti all'Ade - con la figura dello psicopompo?
E aspetto il seguito, eh :P
Il guardiano lo associo più che altro a Cerbero, cioè a colui che sta di guardia alla soglia. Lo psicopompo è più un Caronte, un traghettatore di anime. Entrambe le ipotesi sono valide ma il fatto che l'autore abbia utilizzato il termine "watchman" mi fa ancora preferire la prima ipotesi.
EliminaIeri mi hai dato da pensare con questo post e, se non erro, il Triskele -Trinacria e la Sicilia rientrano nel cerchio anche perché pare che si credesse che ai piedi dell'Etna vi fosse una delle bocche dell'Ade e qui nel catanese i culti ctonii erano molto sviluppati, tant'è che le festività della patrona cittadina rimarcano quelle della dea Cerere e di Iside.
RispondiEliminaMa secondo me parte del mistero sta nel giallo e nel capire storicamente che utilizzi ed associazioni ha avuto questo colore e se è possibile che fra i culti del passato non abbia rappresentato qualche setta misterica dalla matrice 'sinistra'; mi viene da pensare questo perché considero il giallo un colore controverso: da una parte è simbolo di opulenza, è il colore dell'oro mentre dall'altra - nelle sue sfumature più verdognole - mi ricordo la malattia ad il marciume.
Insomma c'è un bel lavoro da fare, inutile dire che aspetto i prossimi post per vedere come procede questa ricerca! :D
E' molto curioso il fatto che il triscele (o triskele, che dir si voglia) sia il simbolo della regione Sicilia, il cui antico nome è appunto (come tu hai ricordato) Trinacria.
EliminaTutti pensano che richiami la forma geometrica dell'isola, ma potrebbe benissimo esserci molto di più.
Leggendo qualche notizia sparsa ho potuto notare come effettivamente (pare per via della casata di Svevia) la Sicilia sia entrata in contatto con la cultura nordica e probabilmente è da quel momento che è stata introdotta la Trinacria come simbolo dell'isola, forse per richiamare anche alla 'stabilità' della forma triangolare o - mi viene da pensare- quasi per unire la grecità (la testa di Gorgone della Trinacria) della mia isola con la nuova onda culturale portata da un re di casata nordica!
EliminaNon saprei, la Sicilia ha una storia abbastanza 'piena' di contatti con altre culture quindi rimarrebbe una parentesi più che aperta!
Grazie per il preziosissimo contributo! Mi chiedevo infatti cosa potesse lo stesso simbolo apparire su bandiere tanto diverse e lontane geograficamente. Evidentemente la Sicilia non è solo il centro del Mediterraneo. Pare sia il centro di un'area culturale molto più vasta...
EliminaIl Re in giallo e Il riparatore di reputazioni confesso di non averli mai letti. Dovrò rimediare.
RispondiEliminaQuanto ai soli gemelli, sarò banale ma era anche il finale di 2010 - L'anno del contatto, il sequel di 2001 - Odissea nello spazio. Per essere invece meno banale, c'è una canzone dei Pink Floyd, Two suns in the sunset, dal testo piuttosto inquietante, dato che il secondo sole è un'esplosione atomica.
MI hai letto nel pensiero. Per un attimo avevo pensato di inserire da qualche parte il video di quel brano di "The Final Cut". In realtà la soluzione dell'enigma dei due soli gemelli dovrebbe essere diversa...
EliminaP.S.: ...e pensare che molti credono che il sequel di "2001" sia quell'atrocità di "2002 la seconda odissea"
Mi introduco anche io nelle fine dei lettori fissi!
RispondiEliminaHo trovato il tuo blog, dopo una ricerca sul Yellow King, incuriosito e reduce dal finale di True Detective, e complice il maltempo e un pomeriggio libero, mi sono rilassato leggendo tutti i "post in giallo".
Davvero una bella iniziativa... da appassionato lettore di Lovecraft, mi sono sempre ripromesso che, con il favore del tempo, sarei andato alla ricerca di collegamenti e analogie a quanto da lui raccontato, ma mai avrei potuto immaginare un dedalo cosi intricato e oscuro.
Sicuramente c'è molto di più di quanto mai si potrà venir a capo, non tanto per fantasticare, ma perchè ci sono verità celate nel tempo e che non potranno mai tornare a galla.
Inutile dire che seguirò tutti i prossimi post, e commenterò, ma solo se avrò qualcosa di interessante da dire! diversamente giacerò in muta immobilità ad osservare i risultati della ricerca...
Benvenuto su Obsidian Mirror, Andea!
EliminaLa serie “True Detective” ha contribuito enormemente alla diffusione dela mitologia chamberiana che, solo fino a poco tempo fa, quando o ho iniziato questa serie di post, era praticamente sconosciuta (anche perché in italiano, fino a ieri, non era disponibile praticamente nulla). Se da una parte mi priva del “piecere dell’esclusiva” (non era affatto male quando ero il solo a parlarne), dall’altra parte credo abbia attirato un sacco di nuove visite al blog, il che non può che farmi piacere. Tra l’altro la serie televisiva ha anche avuto il grosso merito di aver solleticato la tanto attesa ristampa dell’edizione italiana del “Re in Giallo”, disponibile da pochissimo in una nuova edizione nel catalogo Vallardi. Non è molto (come avrai intuito leggendo i miei post) ma è già un primo passo.
Grazie per aver trascorso un intero (seppur piovoso) pomeriggio su questo blog. Spero di ritrovarti ancora prossimamente.