Capitolo 2: Memento Mori
The first day a girl is found dead, with her head emptied out. Perhaps she had remembered the truth. Another girl dies on the second day, with her legs hacked off. Perhaps she had come near the truth. A girl is found dead on the third day again, with her ears cut off. Perhaps she had heard the truth. The fourth day a girl dies again, with her eyes gouged out. Perhaps she had seen the truth. The fifth day a girl dies, with her tongue pulled out. Perhaps she had spoken the truth. The sixth day a girl dies, with her hands chopped off. Perhaps she had written the truth. And on the seventh day, a girl is going to die. Perhaps...
Un anno è trascorso dagli avvenimenti del primo capitolo: avevamo lasciato la Jookran High School for Girls e i suoi spiriti inquieti in una situazione di stallo, con un finale aperto che lasciava ampio spazio ad un possibile sequel. Tale sequel è inevitabilmente arrivato, ma “Whispering corridors 2” (aka “Whispering Corridors: Memento mori”), a sorpresa, decide di non raccogliere il testimone della prima parte, né dal punto di vista tematico né da quello stilistico. La mano del regista è diversa e si vede. Per fortuna (ma non è un giudizio di merito, né in un senso né nell’altro, aldilà del fatto che si possa preferire il “sequel” al primo film) ci offre una storia totalmente nuova e una rappresentazione che ha abbandonato i toni vintage del primo film a favore di atmosfere decisamente più moderne, mentre dal punto di vista tematico i meccanismi del sistema scolastico coreano questa volta sono appena sfiorati.
Ma restiamo pur sempre in una scuola, in questo secondo episodio, e ancora una volta in una scuola privata tutta al femminile nella quale facciamo subito la conoscenza di So Min-ah (ben interpretata dall’esordiente Kim Min-sun) nell’istante esatto in cui si imbatte in un curioso diario dalla copertina rossa, appartenente alle sue compagne Min Hyo-shin e Yoo Shi-eun, un diario che le due evidentemente in qualche modo condividevano. L’oggetto già a prima vista appare alquanto curioso e decisamente fuori dall’ordinario: colorato ed elaborato, è un diario che descrive le tribolazioni delle due ragazze, e che racconta di come il legame speciale che queste condividono venga trasformato dal verificarsi di vari eventi in una situazione logora e inconciliabile.
Ricordate quando la volta scorsa parlammo di quelle risatine e di quei bisbigli, reali o soltanto immaginati, che si potevano sentire ovunque tra i corridoi scolastici? Quei nemmeno tanto vaghi segnali di disapprovazione o di derisione che sono stati la classica colonna sonora dell’insicurezza degli adolescenti di tutto il mondo? In questo secondo capitolo quei bisbigli sono amplificati dal singolare legame che Hyo-shin e Shi-eun condividono: un rapporto che va ben oltre la semplice amicizia, qualcosa di sostanzialmente inaccettabile tra i corridoi di una scuola, un rapporto i cui segreti più intimi erano stati affidati ad un diario.
The first kiss is like the smell of fresh apples. I've smelled the blood on your lips, that I've touched with my tongue. Hyo-shin e Shi-eun sembrano due adolescenti come le altre – la risata da bambine, i pensieri da adulte e il diario riempito di cuoricini – ma in realtà sono lesbiche e impegnate in una relazione molto sofferta. Il diario rosso descrive tutto, dai fremiti dell’innamoramento al rifiuto della propria omosessualità, fino alla tensione che deriva dal loro diverso approccio di fronte all’inevitabile: se in una prevale il disagio per la condivisione di quell'amore davanti agli altri, per l’altra non c’è ragione di vergognarsi dei propri sentimenti. Ma quando quest’ultima finisce dritta fra le lenzuola di un insegnante depresso, l'amore della prima muore definitivamente. E con la morte dell’amore anche tutto il mondo precipita, trovando la sua conclusione nel suicidio di Hyo-shin. Ma sarà questo il vero movente?
Lo scopriremo anche grazie alle “indagini” di Min-ah, che dal canto suo sembra essere completamente ipnotizzata dal ritrovamento del diario delle due compagne. Questo sembra prendere il completo sopravvento su di lei, diventandone l'ossessione che la costringe compulsivamente a cercare di penetrare nei segreti più intimi delle due amanti, cosa che rapidamente la trascinerà in una spirale di follia. Il suo stato d’animo verrà amplificato dall’effetto allucinogeno di una pillola che la ragazza ritrova tra gli oggetti della defunta Hyo-shin e assume, e che poi si scoprirà essere tossica in quanto parte e simbolo di quel patto di amore e legame eterno, fin nella morte, stipulato da questa con Shi-eun (tema che come vedremo tornerà prepotentemente in evidenza, insieme a quello sociale, nella quinta parte della saga). Il destino di Hyo-shin si compie sul tetto della scuola, ma la sua essenza continua a incombere su tutto l’edificio – perché Shi-Eun non è l’unica ad avere un debito con lei - fortificata dal flusso continuo dei pensieri degli studenti e del corpo docente che non cessano di interrogarsi sul motivo del suo gesto. Motivo che a noi viene svelato un po’ alla volta, in un lungo flashback, quando ormai la scuola è in preda al delirio collettivo, tra la furia di Hyo-shin, lo smarrimento di Min-ah, il rimorso di Shi-eun. In un finale memorabile l'ira dell’anima inquieta di Hyo-shin si scatena su tutti, serrando le porte della scuola e non permettendo a nessuno di lasciarla, riportandoci alla mente la celebre Carrie White di Brian De Palma.
Ma cosa vuole Hyo-Shin? Probabilmente, solo gridare la sua rabbia e non venire dimenticata, il che spiegherebbe perché sul suo diario Min-ah abbia in precedenza trovato la dicitura Memento Mori con accanto la (a mio parere discutibile) traduzione “ricordati dei defunti”… Can you hear it? The world is made of sounds. All the People have their own tune. It can become a harmony or a dissonance. Together, we could make a perfect harmony. You'll find a whole new world. You must remember this tune. If one of us dies before each other, promise to come for the other on a rainy day.
Se, come siamo portati a pensare, si vuole individuare un tema sociale all’interno di Memento Mori, lo si può trovare, come detto, nella descrizione delle problematiche adolescenziali - tema universale, certo, ma non per questo meno interessante. La storia è in definitiva la descrizione di un rito di passaggio che chiunque, di qualsiasi età, dovrebbe vedere per comprendere le complessità dell’età adolescenziale. Complessità che esistono e nel film sono ben esemplificate dalla rivalità tra le studentesse e dagli attacchi a quelle di loro che per un motivo o per l’altro finiscono per emergere dalla massa - rivelando una mal tollerata diversità - ma soprattutto dalla lunga e imbarazzante sequenza in cui alle ragazze, in biancheria intima, vengono effettuati controlli medici in classe i cui risultati, annunciati ad alta voce, rivelano chi di loro è più bassa, grassa o meno prosperosa della media; e assumono tragiche derive quando coinvolgono aspetti come la disabilità o l’omosessualità. Shi-eun è affetta da sordità e cerca disperatamente di non farsene accorgere, trasformando la sua vita scolastica in un’estenuante finzione cui non vuole aggiungere anche l’onta di dichiararsi omosessuale, mentre Hyo-shin si dimostra la più coinvolta, la più dipendente dall’altra e, forse per questo, anche la più coraggiosa: la pressione sociale è troppo per Shi-eun ed è proprio il desiderio di Hyo-shin di vivere la loro relazione alla luce del sole la vera causa della rottura tra le due. Con un’intuizione davvero originale gli avvenimenti del secondo film della saga Whispering Corridors non vengono presentati in ordine cronologico: passato e presente sembrano accadere contemporaneamente, al punto che sembrano confondersi insieme, lasciando in un primo momento sbigottito l’occasionale spettatore, inevitabilmente abituato ad una rappresentazione cronologica lineare. Tuttavia il gioco è condotto in maniera intelligente, accompagnando il pubblico in una direzione per poi sorprenderlo con una piega inaspettata. Un altro horror anomalo insomma, costruito sul senso di colpa e sul dolore e, di conseguenza, più psicologico che altro.
Per merito di trovate che all’epoca non avevano ancora assuefatto (corridoi deserti, mani che sbucano dal nulla, eccetera) la tensione rimane costante per tutta la durata del film, nonostante le uniche morti messe in scena siano di fatto due suicidi. Oltre alle visioni di Min-ah, molto interessante è anche la scelta di usare la saturazione del colore per mostrare il punto di vista dello spirito di Hyo-shin, e di mostrare il suo volto, gigantesco, che incombe sulla scuola resa una trappola, una metafora del suo potere di possessione e controllo. Ma tutti gli ultimi adrenalinici minuti di delirio collettivo nella scuola sono notevoli, anche se poi tutto l’elemento orrorifico viene meno e si sceglie per una soluzione struggente: le porte della scuola si riaprono, Min-ah si libera dell’influenza di Hyo-shin e Shi-Eun, finalmente, piange. Quando poi fa l’atto di salire sul tetto, capiamo che è per ricongiungersi alla sua amata. Questo però non viene mostrato, forse un modo di restituire a lei e a Hyo-Shin, finalmente, l’intimità di una relazione spezzata ma, in fondo ai loro cuori, ancora viva e pulsante.
Un anno è trascorso dagli avvenimenti del primo capitolo: avevamo lasciato la Jookran High School for Girls e i suoi spiriti inquieti in una situazione di stallo, con un finale aperto che lasciava ampio spazio ad un possibile sequel. Tale sequel è inevitabilmente arrivato, ma “Whispering corridors 2” (aka “Whispering Corridors: Memento mori”), a sorpresa, decide di non raccogliere il testimone della prima parte, né dal punto di vista tematico né da quello stilistico. La mano del regista è diversa e si vede. Per fortuna (ma non è un giudizio di merito, né in un senso né nell’altro, aldilà del fatto che si possa preferire il “sequel” al primo film) ci offre una storia totalmente nuova e una rappresentazione che ha abbandonato i toni vintage del primo film a favore di atmosfere decisamente più moderne, mentre dal punto di vista tematico i meccanismi del sistema scolastico coreano questa volta sono appena sfiorati.
Ma restiamo pur sempre in una scuola, in questo secondo episodio, e ancora una volta in una scuola privata tutta al femminile nella quale facciamo subito la conoscenza di So Min-ah (ben interpretata dall’esordiente Kim Min-sun) nell’istante esatto in cui si imbatte in un curioso diario dalla copertina rossa, appartenente alle sue compagne Min Hyo-shin e Yoo Shi-eun, un diario che le due evidentemente in qualche modo condividevano. L’oggetto già a prima vista appare alquanto curioso e decisamente fuori dall’ordinario: colorato ed elaborato, è un diario che descrive le tribolazioni delle due ragazze, e che racconta di come il legame speciale che queste condividono venga trasformato dal verificarsi di vari eventi in una situazione logora e inconciliabile.
Ricordate quando la volta scorsa parlammo di quelle risatine e di quei bisbigli, reali o soltanto immaginati, che si potevano sentire ovunque tra i corridoi scolastici? Quei nemmeno tanto vaghi segnali di disapprovazione o di derisione che sono stati la classica colonna sonora dell’insicurezza degli adolescenti di tutto il mondo? In questo secondo capitolo quei bisbigli sono amplificati dal singolare legame che Hyo-shin e Shi-eun condividono: un rapporto che va ben oltre la semplice amicizia, qualcosa di sostanzialmente inaccettabile tra i corridoi di una scuola, un rapporto i cui segreti più intimi erano stati affidati ad un diario.
The first kiss is like the smell of fresh apples. I've smelled the blood on your lips, that I've touched with my tongue. Hyo-shin e Shi-eun sembrano due adolescenti come le altre – la risata da bambine, i pensieri da adulte e il diario riempito di cuoricini – ma in realtà sono lesbiche e impegnate in una relazione molto sofferta. Il diario rosso descrive tutto, dai fremiti dell’innamoramento al rifiuto della propria omosessualità, fino alla tensione che deriva dal loro diverso approccio di fronte all’inevitabile: se in una prevale il disagio per la condivisione di quell'amore davanti agli altri, per l’altra non c’è ragione di vergognarsi dei propri sentimenti. Ma quando quest’ultima finisce dritta fra le lenzuola di un insegnante depresso, l'amore della prima muore definitivamente. E con la morte dell’amore anche tutto il mondo precipita, trovando la sua conclusione nel suicidio di Hyo-shin. Ma sarà questo il vero movente?
Lo scopriremo anche grazie alle “indagini” di Min-ah, che dal canto suo sembra essere completamente ipnotizzata dal ritrovamento del diario delle due compagne. Questo sembra prendere il completo sopravvento su di lei, diventandone l'ossessione che la costringe compulsivamente a cercare di penetrare nei segreti più intimi delle due amanti, cosa che rapidamente la trascinerà in una spirale di follia. Il suo stato d’animo verrà amplificato dall’effetto allucinogeno di una pillola che la ragazza ritrova tra gli oggetti della defunta Hyo-shin e assume, e che poi si scoprirà essere tossica in quanto parte e simbolo di quel patto di amore e legame eterno, fin nella morte, stipulato da questa con Shi-eun (tema che come vedremo tornerà prepotentemente in evidenza, insieme a quello sociale, nella quinta parte della saga). Il destino di Hyo-shin si compie sul tetto della scuola, ma la sua essenza continua a incombere su tutto l’edificio – perché Shi-Eun non è l’unica ad avere un debito con lei - fortificata dal flusso continuo dei pensieri degli studenti e del corpo docente che non cessano di interrogarsi sul motivo del suo gesto. Motivo che a noi viene svelato un po’ alla volta, in un lungo flashback, quando ormai la scuola è in preda al delirio collettivo, tra la furia di Hyo-shin, lo smarrimento di Min-ah, il rimorso di Shi-eun. In un finale memorabile l'ira dell’anima inquieta di Hyo-shin si scatena su tutti, serrando le porte della scuola e non permettendo a nessuno di lasciarla, riportandoci alla mente la celebre Carrie White di Brian De Palma.
Ma cosa vuole Hyo-Shin? Probabilmente, solo gridare la sua rabbia e non venire dimenticata, il che spiegherebbe perché sul suo diario Min-ah abbia in precedenza trovato la dicitura Memento Mori con accanto la (a mio parere discutibile) traduzione “ricordati dei defunti”… Can you hear it? The world is made of sounds. All the People have their own tune. It can become a harmony or a dissonance. Together, we could make a perfect harmony. You'll find a whole new world. You must remember this tune. If one of us dies before each other, promise to come for the other on a rainy day.
Se, come siamo portati a pensare, si vuole individuare un tema sociale all’interno di Memento Mori, lo si può trovare, come detto, nella descrizione delle problematiche adolescenziali - tema universale, certo, ma non per questo meno interessante. La storia è in definitiva la descrizione di un rito di passaggio che chiunque, di qualsiasi età, dovrebbe vedere per comprendere le complessità dell’età adolescenziale. Complessità che esistono e nel film sono ben esemplificate dalla rivalità tra le studentesse e dagli attacchi a quelle di loro che per un motivo o per l’altro finiscono per emergere dalla massa - rivelando una mal tollerata diversità - ma soprattutto dalla lunga e imbarazzante sequenza in cui alle ragazze, in biancheria intima, vengono effettuati controlli medici in classe i cui risultati, annunciati ad alta voce, rivelano chi di loro è più bassa, grassa o meno prosperosa della media; e assumono tragiche derive quando coinvolgono aspetti come la disabilità o l’omosessualità. Shi-eun è affetta da sordità e cerca disperatamente di non farsene accorgere, trasformando la sua vita scolastica in un’estenuante finzione cui non vuole aggiungere anche l’onta di dichiararsi omosessuale, mentre Hyo-shin si dimostra la più coinvolta, la più dipendente dall’altra e, forse per questo, anche la più coraggiosa: la pressione sociale è troppo per Shi-eun ed è proprio il desiderio di Hyo-shin di vivere la loro relazione alla luce del sole la vera causa della rottura tra le due. Con un’intuizione davvero originale gli avvenimenti del secondo film della saga Whispering Corridors non vengono presentati in ordine cronologico: passato e presente sembrano accadere contemporaneamente, al punto che sembrano confondersi insieme, lasciando in un primo momento sbigottito l’occasionale spettatore, inevitabilmente abituato ad una rappresentazione cronologica lineare. Tuttavia il gioco è condotto in maniera intelligente, accompagnando il pubblico in una direzione per poi sorprenderlo con una piega inaspettata. Un altro horror anomalo insomma, costruito sul senso di colpa e sul dolore e, di conseguenza, più psicologico che altro.
Per merito di trovate che all’epoca non avevano ancora assuefatto (corridoi deserti, mani che sbucano dal nulla, eccetera) la tensione rimane costante per tutta la durata del film, nonostante le uniche morti messe in scena siano di fatto due suicidi. Oltre alle visioni di Min-ah, molto interessante è anche la scelta di usare la saturazione del colore per mostrare il punto di vista dello spirito di Hyo-shin, e di mostrare il suo volto, gigantesco, che incombe sulla scuola resa una trappola, una metafora del suo potere di possessione e controllo. Ma tutti gli ultimi adrenalinici minuti di delirio collettivo nella scuola sono notevoli, anche se poi tutto l’elemento orrorifico viene meno e si sceglie per una soluzione struggente: le porte della scuola si riaprono, Min-ah si libera dell’influenza di Hyo-shin e Shi-Eun, finalmente, piange. Quando poi fa l’atto di salire sul tetto, capiamo che è per ricongiungersi alla sua amata. Questo però non viene mostrato, forse un modo di restituire a lei e a Hyo-Shin, finalmente, l’intimità di una relazione spezzata ma, in fondo ai loro cuori, ancora viva e pulsante.
Insomma, questo Memento Mori si dimostra un film molto più teso alle dinamiche private ed intimistiche rispetto al capitolo precedente, giusto?
RispondiEliminaEsatto. Tutto il discorso scolastico del prima capitolo, in particolare la critica del sistema educativo, si sposta in secondo piano per lasciare spazio ad un'analisi più intima della vita delle ragazze. Più difficile da affrontare rispetto al primo, specialmente per via delle tecniche di montaggio, ma decisamente più viscerale.
EliminaMi sembra la trama un doujinshi, e aggiungo che non credo che un qualcosa del genere sia riproponibile da noi, tutto troppo lontano e forse è meglio così, piuttosto che ritrovarsi con la solita versione “accettabile” per tutti in formato famiglia.
RispondiEliminaCerto che questa serie lascia una certa amarezza, le nostre storie di fantasmi restano nel loro mondo una volta finita la lettura o la visione, questi invece sembrano far parte di questo mondo, comunque un'interessante variazione al tema spettri.
È proprio per questo che, in tema di storie di fantasmi, preferisco di gran lunga il cinema orientale a quello occidentale. I nostri film sono tutte rielaborazioni dello stesso tema originale, quello visto e rivisto centinaia di volte: di solito c’è una coppia, con figli e cane al seguito, che si trasferisce in una nuova casa, costata loro stranamente troppo poco. La casa si rivelerà da subito infestata da una presenza che tormenterà le loro notti finché, alla fine, si scoprirà che il luogo era un tempo sito di un antico cimitero indiano. Tutto si risolve un in immenso rogo dal quale inevitabilmente tutti si salvano. Le storie di fantasmi orientali sono invece molto più legate alla tradizione e al folclore locale. C’è sempre da scoprire qualcosa di affascinante al termine del film, per chi ha voglia di documentarsi.
EliminaIn Giappone c'è qualcosa di simile. La presenza degli spiriti dei defunti viene percepita come una cosa costante che influenza il mondo dei vivi, probabilmente per motivi religiosi (nella festa dell'Obon ogni famiglia prepara dei doni e dei "segni" proprio per aiutare i parenti morti a ritrovare la strada e passare tra i vivi quello specifico giorno).
RispondiEliminaNon so se in Corea esista una spiritualità simile, ma non a caso le atmosfere del film potrebbero benissimo appartenere a un film nipponico.
E' una tradizione diffusa un po' ovunque, anche nel nostro paese. In molte regioni di ha la credenza (chiaramente di origini pagane) che, durante il giorno dei morti, le anime dei defunti facciano ritorno dall'aldilà e si cibino degli alimenti dei vivi. Per questo sono in molti a lasciare tavole imbandite per il ritorno delle anime dei loro cari, ormai estinti. Dalle mie parti, in Lombardia, è diffusissimo il "pan dei morti", (un dolce a base di biscotti secchi sbriciolati, cacao e frutta secca), il cui scopo è proprio quello di offrire ristoro alle anime in visita.
EliminaSì, però da noi la vedo vissuta in modo più distaccato. In oriente invece c'è proprio una grande festa di massa, a differenza del nostro 2 novembre dove ognuno, singolarmente, va al cimitero a portare fiori ai suoi defunti.
EliminaVero. Sono ormai almeno un paio di generazioni che abbiamo perso le nostre tradizioni, tanto che oggi non distinguiamo più la Commemorazione dei Defunti dalla festa di Halloween....
EliminaIncredibile davvero come temi così importanti e profondi siano utilizzati anche in questo sequel, che poteva ben essere una sorta di ripetizione o variazione sul tema. Da come ne hai parlato, sembra molto doloroso, più che spaventoso :P (cosa che per altro non mi dispiacerebbe).
RispondiEliminaSe il primo film poteva in qualche modo inserirsi nel filone K-horror, questo secondo capitolo è decisamente tutt’altro e, se siamo qui a parlare di horror, è solo perché esso deve molto alla serie con cui condivide il titolo.
EliminaEccomi qui!
RispondiEliminaSono un po' stordita perché ho dormito poco ma ho comunque cercato di seguire la vicenda del film di cui narri, nonostante abbia fatto confusione con i nomi e abbia dovuto ricontrollare bene i rapporti fra personaggi! :°D Ma veniamo a noi!
La cosa bellissima di questo sequel è che non ha niente a che vedere con il primo, nel senso che come nel caso della trilogia della vendetta, nonostante ci sia un tema comune viene trattato in modo differente da film a film e questo evita di creare l'effetto stancante di un 'brand' consolidato e ripetitivo ma fa considerare i film uno per volta in base alle proprie specificità. Di base rimane il dramma sociale cui questi individui - uomini e donne in modo uguale ma diverso - sono immersi.
Come si fa a portare avanti una società sulla base del senso di colpa? Quest'obbligo morale che porta ad una obbedienza cieca e da cui poi scaturiscono queste profonde espressioni di disagio e di malessere.
Le società orientali sono macchine ben oleate, costruite per funzionare a qualsiasi costo, ma non solo post-secondo conflitto mondiale, in generale hanno un concetto di socialità e nazione - come si diceva nel post precedente - che prevarica il rispetto dell'individuo singolo; tempo fa leggevo sul blog di una ragazza italiana che si trovava in Giappone che ad esempio le donne non ancora sposate all'età di 27 anni vengono continuamente disturbate dagli uomini, in quanto quella è considerata l'età limite per il matrimonio femminile o che addirittura esistono ancora dei locali in cui è vietato l'accesso alle donne.
Questo per dire che l'oriente ci regala tantissime superbe opere d'arte sia visiva che letteraria e di filosofia, ma siamo sempre lì: questo è il prezzo e probabilmente la causa prima di quella raffinatezza ed ineffabilità.
Quando nel 2012 visitai il Giappone, mi raccontarono che il matrimonio è ancora oggi, in vaste aree, socialmente obbligatorio. In pratica se non hai una moglie non puoi aspettarti di fare carriera nella tua professione, rimani un escluso, un emarginato, socialmente inaccettabile. Di conseguenza hanno grande successo le agenzie matrimoniali, dove si può trovare la compagna di una vita, in maniera semplice e soprattutto rapida. Non importa se la tua compagna/o ti aggrada fisicamente o umanamente: tanto lui trascorrerà le sue giornate in ufficio e lei le tracorrerà a casa. Dopo il lavoro, lui dovrà andare nei bar a bere con capi e colleghi (sempre per poter essere socialmente accettati) e lei starà sempre a casa. Il risultato è che le coppie, sebbene sposate, praticamente non trascorrono che una minima parte di tempo insieme. E' questa la ragione per la quale in Giappone il picco dei divorzi viene raggiunto dopo l'età pensionabile quando, finalmente, ci si rende conto se la persona spostata è gradevole o meno.
EliminaInsomma, mi stai facendo venire voglia di riprendere da dove avevo interrotto!
RispondiEliminaTecnicamente la tua non è stata un'interruzione. Come vedrai nei prossimi giorni, tutti e cinque i capitoli sono completamente scollegati tra di loro....
EliminaStrana saga... un po' come i seguiti apocrifi de La Casa.
EliminaOddio, no. I seguiti della Casa sono più che altro delle parodie....
EliminaIntendevo dire slegati uno dall'altro. :)
EliminaMemento: mai...
RispondiEliminaScusa, non ho resistito! ;)
La relazione omosessuale delle due ragazze mi ha fatto tornare alla mente una parte di V for Vendetta.
Non saprei dire.. La trilogia della vendetta la ricordo davvero poco....
EliminaQuesti film coreani sono delle autentiche sorprese per me, abituata come sono alle trame horror, e a volte anche splatter, dei film occidentali. Mi sembra che ci sia molta introspezione, e un fine studio psicologico sulle problematiche dell'adolescenza e sulla cosiddetta "diversità".
RispondiEliminaColoro che affrontano questa serie con una "prospettiva horror" nella testa, infatti, non potranno che rimanerne delusi. In particolar modo questo secondo episodio, che avrebbe potuto benissimo venir catalogato diversamente. Evidentemente la tentazione di poter seguire le tracce del primo Whispering Corridors è stata invincibile...
Elimina