I corridoi della paura (Pt.2)
Come già per Polanski, i corridoi sembrano aver influenzato in buona parte quasi tutta la filmografia di Dario Argento. Ricordate il corridoio rivelatore della celeberrima scena finale di “Profondo Rosso” (1975)? E quell’altro, ancora più spaventoso, che dovette affrontare nello stesso film la scrittrice Amanda Righetti pochi istanti prima di venire assassinata? Altri corridoi furono generosamente offerti da Dario Argento nel successivo “Inferno” (1980), ricordate? Non solo tutti quegli orribili corridoi presenti nella magione newyorkese della Mater Tenebrarum, ma anche e soprattutto il corridoio dell’abitazione di Sara (Eleonora Giorgi), dove sia lei che Carlo (Gabriele Lavia) troveranno la morte in una delle scene a più alto tasso di suspense del film.
“Le mie paure sono metafisiche, trascendentali, inspiegabili. Non sono paure concrete, reali, quotidiane, ma nascono dai miei incubi. Per questo i miei film hanno tutti una componente onirica. Mi spaventano le scale, mi atterriscano i corridoi e il pensiero che a percorrerli possano essere presenze oscure, maligne”, rivelò tempo addietro nel corso di un intervista lo stesso Dario Argento.
I corridoi non sono quindi assolutamente un particolare lasciato al caso nel cinema del regista romano e, seguendo il suo stesso spunto, possiamo anche noi ampliare il nostro discorso alle scale, le cui caratteristiche, se vogliamo, sono ancora più sinistre di quelle dei corridoi: nelle scale l’angoscia viene amplificata dal suo andamento verticale, oltre che da quello orizzontale di cui già sappiamo.
Viene subito in mente “La casa con la scala nel buio” (1983) di Lamberto Bava, la cui scena iniziale è forse una delle più spaventose che io ricordi (e, per inciso, nel corso del film, abbiamo a che fare con diversi corridoi, non ultimo quello labirintico del finale, dove viene finalmente rivelato il volto del killer). Troviamo altre scale memorabili nel pregevole “Chi c’è in fondo a quella scala” (Pin, 1988) di Sandor Stern, e nell’agghiacciante (decidete voi in che senso) “La scala della follia” (Dark Places, 1973) di Don Sharp, ma l’oscar della scala più celebre va senza dubbio a quella a chiocciola di Robert Siodmak (The Spiral Staircase, 1945), la storia una ragazza affetta da un mutismo di origine psicologica che si troverà ad avere a che fare con un serial killer specializzato nell’assassinare donne disabili (inutile dire che la ragazza rimarrà inevitabilmente sola in casa con il folle omicida). Una menzione speciale va poi a “La donna che visse due volte” (Vertigo, 1958) di Hitchcock, con le scale del campanile come vero luogo cardine di tutto il film, e naturalmente a “La corazzata Potëmkin” (1926) di Ėjzenštejn con l’indimenticabile scalinata di Odessa. Quest’ultimo, lo so bene, non è un horror né un thriller, ma la scalinata amplifica l’effetto drammatico e orrorifico della mattanza rappresentata in una scena talmente famosa da essersi meritata almeno una citazione di culto (ne "Gli Intoccabili”, naturalmente).
Viene subito in mente “La casa con la scala nel buio” (1983) di Lamberto Bava, la cui scena iniziale è forse una delle più spaventose che io ricordi (e, per inciso, nel corso del film, abbiamo a che fare con diversi corridoi, non ultimo quello labirintico del finale, dove viene finalmente rivelato il volto del killer). Troviamo altre scale memorabili nel pregevole “Chi c’è in fondo a quella scala” (Pin, 1988) di Sandor Stern, e nell’agghiacciante (decidete voi in che senso) “La scala della follia” (Dark Places, 1973) di Don Sharp, ma l’oscar della scala più celebre va senza dubbio a quella a chiocciola di Robert Siodmak (The Spiral Staircase, 1945), la storia una ragazza affetta da un mutismo di origine psicologica che si troverà ad avere a che fare con un serial killer specializzato nell’assassinare donne disabili (inutile dire che la ragazza rimarrà inevitabilmente sola in casa con il folle omicida). Una menzione speciale va poi a “La donna che visse due volte” (Vertigo, 1958) di Hitchcock, con le scale del campanile come vero luogo cardine di tutto il film, e naturalmente a “La corazzata Potëmkin” (1926) di Ėjzenštejn con l’indimenticabile scalinata di Odessa. Quest’ultimo, lo so bene, non è un horror né un thriller, ma la scalinata amplifica l’effetto drammatico e orrorifico della mattanza rappresentata in una scena talmente famosa da essersi meritata almeno una citazione di culto (ne "Gli Intoccabili”, naturalmente).
Profondo Rosso (Dario Argento, 1975) |
Phantasm (Don Coscarelli, 1979) |
Nightmare, dal profondo della notte (Wes Craven, 1984) |
Grande intro all' argomento caro TOM.
RispondiEliminaIntanto Buona Pasqua!
Grazie! Buona Pasqua anche a te, amico mio. ^_^
EliminaFantastico Excursus cinematografico.
RispondiEliminaPensavo a quanto anche nella letteratura sia un espediente sempre presente, forse perché è comunque un ambiente sempre circoscritto e buio.
In ogni casa/luogo stregato c'è sempre un corridoio dalle angolature e lunghezze impossibili.
Persino in un fantasy come le Cronache Del Ghiaccio e Del Fuoco esiste una scena bellissima ambientata in un corridoio stregato dalle distanze impossibili ed asfittiche.
Prendo nota, è un'opera che non ho mai letto.:-)
EliminaPassaggio veloce per gli auguri di Pasqua ^^
RispondiEliminaLeggerò con calma questo e i precedenti, sono indietro di ben 5 post >_>
... e rimarrai indietro ancora di più se non ti spicci, visto che le uscite di Aprile saranno parecchie! Buona Pasqua! Grazie per il passaggio...
EliminaDovrei dire "che bello! tanti post" ma sembra più una minaccia la tua :D
EliminaPer questa serie di post, TOM, sei stato davvero ispirato *__* Si leggono che è un vero piacere!
RispondiEliminaIo poi, che sono ignorantona, scopro un sacco di riferimenti interessantissimi, e meno male, così prendo nota e, prossimamente, cercherò di ampliare i miei orizzonti filmici XD
Auguri a te e ai tuoi cari!
Buona Pasqua a tutti! ^_^
In parte ispirazione, in parte revisione.
EliminaHo scritto questi primi tre post addirittura sotto Natale e ho avuto modo di rimetterci mano un sacco di volte. Ciao e augurissimi anche a voi!
stai trattando un argomento fantastico, per me, visto che ultimamente c'è proprio un corridoio molto ricorrente nei miei incubi...sono curiosa di vedere cosa racconterai in seguito e che spiegazione darai! attendo il seguito, e ti auguro intanto buona PASQUETTA!
RispondiEliminaSono in ritardo sia per la Buona Pasqua che per la Buona Pasquetta. Sorry. *o*
EliminaAnche tu hai dei corridoi che tormentano i tuoi sogni? Ah, però... siamo in tanti, allora....
La scena di Nightmare con la studentessa insanguinata e morta (ma parlante) trascinata in un sacco di plastica nel corridoio della scuola ancora oggi mi impressiona.
RispondiEliminap.s. guarda che nel mio blog SEI STATO nominato ;-)
Il primo Nightmare aveva davvero una marcia in più...e quella scena del corridoio era rimasta impressa anche a me. Sono stato nominato? Pensavo fosse solo un sogno... giusto per restare in tema Nightmare
EliminaMi viene in mente anche un film che horror non è, ma fantascienza: Snowpiercer. Non è propriamente un corridoio, ma nella prima parte del film, prima che il protagonista raggiunga le aree più luminose e tranquille, ho vissuto con un pizzico di angoscia il superamento dei primi vagoni, in cui le porte erano tutte in direzione frontale e assimilabili, pertanto, a quella in fondo al corridoio.
RispondiEliminaIl corridoio di un treno rientra nel concetto di corridoio, anche se come hai giustamente sottolineato, in quel caso i pericoli non vengono dai lati. Il treno è molto più vicino al concetto di ponte, lo stesso che aveva estrapolato anche Alessia commentando il post precedente.
EliminaIl treno su un ponte (o dentro una galleria), fra l'altro, è anche peggio...
EliminaSe poi un fortissimo terremoto fa deragliare il treno, bloccando entrambi i lati d'uscita del tunnel con detriti e macerie.. allora hai chiuso.
EliminaP.S.: non l'ho inventato adesso... è solo l'incipit di "Dragon Head", un noto post-apocalyptic disaster manga...
L'unica cosa di cui hai dimenticato di parlare è il senso di claustrofobia in un corridoio troppo stretto o coi soffitti troppo bassi...
RispondiEliminaE quanto a corridoi terrificanti, non dimentichiamoci quelli del miglio verde (per esempio nell'omonimo film), dove c'è "un uomo morto che cammina"...
Il miglio verde, per come la vedo io, non è terrorizzante. Mette tristezza il condannato a morte (e al limite il suo topolino), ma è difficile provare paura per una situazione che ci tocca fino a un certo punto (visto che noi non c'è la pena di morte). Molto più significative le situazioni nelle quali possiamo mette a nudo le nostre fobìe più innate: la paura del buio, l'incertezza del futuro....
EliminaIl Miglio Verde di King era solo un esempio... prova a vederti l'episodio Il teatro delle Ombre della serie Ai confini della realtà, specie nel rifacimento del 1985, poi ne riparliamo...
Elimina:O che elenco di film e visto quasi nessuno (~_~;)
RispondiEliminaQuasi nessuno? Ma dai, non ci credo!
EliminaVisti: Un lupo mannaro americano a Londra, 2-3 Nightmare, The Grudge, Coming Soon, Dark Water, The Eye
EliminaEggià! Niente “2001 Odissea nello spazio” e “Shining” (-_-;)
Il corridoio, il tunnel, le scale, la prospettiva, sono temi cari al cinema horror o terrifico perché attengono all'immaginario, alla psicologia più profonda. Si entra nel metafisico, fanno paura in se.
RispondiEliminaIl corridoio è un ambiente generalmente buio nel quale non abbiamo alcun controllo. E' una delle prime situazioni perturbanti che ci piombano addosso sin da bambini. Normale che il cinema ne abbia sfruttato l'atmosfera.
EliminaCosa ne pensa dei corridoi dell'Overlook Hotel di Shining? (labirinto compreso...)
RispondiEliminaTrovo una netta differenza tra i due ambienti di Shining. A mio parere la paura del corridoio è esattamente opposta a quella del labirinto: nella prima temi le presenze, nella seconda temi le assenze, vale a dire la solitudine portata all'estremo.
EliminaVado a commentare in ordine in quanto il tuo post mi ha dato parecchi spunti!
RispondiEliminaCome prima cosa ricordo il terrore che mi aveva provocato La scala a chiocciola, ero una ragazzina all'epoca ed ero con mia madre in una casa al mare. Ero terrorizzata, e in special modo dalla musica stridente che annunciava la presenza del maniaco e, se non sbaglio, anche dal suo occhio puntato sulla vittima. Ricordo ancora la scena finale in cui la ragazza scopre di saper parlare al telefono, della serie: "shock scaccia shock".
Ai corridoi di Shining ho accennato in un commento al post precedente. Secondo me è uno dei film più spaventosi che mai siano stati girati. Menzionerei anche i corridoi dell'astronave in Alien, altro capolavoro assoluto.
Alien? Sì, giusto. Anche Alien. Diciamo che due anni successivi a questo post ho visto altri milioni di corridoi in altrettanti milioni di film. Sarà forse perché ho iniziato a farci caso ma sembra che il corridoio al cinema sia stato piuttosto abusato.
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