Toshio Saeki (1945-2019)
ATTENZIONE!
Le immagini contenute in questo articolo sono ad alto contenuto erotico, con elementi macabri e grotteschi e varie sfumature di devianza e perversione. Se ritenete, anche solo per una frazione di secondo, di non riuscire a sopportarne la visione, abbandonate immediatamente questa pagina web. Non voglio finire in galera.
Giusto qualche giorno fa, mente mi scervellavo alla ricerca di immagini adatte ad accompagnare i cinque post dello speciale Kaidan Botan Dōrō, appena conclusosi, sono inciampato nella singolare interpretazione della vicenda di Hagiwara Shinzaburō e della sua scheletrica amante Otsuyu. Potete ammirare tale interpretazione qui sopra.
Mi sono subito ovviamente precipitato a capire chi fosse l'autore di tale grottesca immagine (tra l'altro, vagamente familiare) e mi sono trovato di fronte a un nome che, di per sé, mi diceva poco, ma di cui, ho subito realizzato, conoscevo alcuni altri lavori.
Ero quindi pronto a inserire quell'opera a corredo di uno dei miei post quando, pesante come una pietra, la notizia della recentissima scomparsa di Toshio Saeki (avvenuta a fine novembre), indiscusso maestro dell'ero-guru contemporaneo, mi ha convinto a dedicargli un po' di spazio in più.
"Nella sua opera", recita wikipedia, "Saeki rappresenta atti sessuali estremi che avvengono a stretto contatto con la morte, o per l’imminente decesso di uno dei protagonisti, che viene ucciso dall’altro, quando non muoiono entrambi, o per la mescolanza sessuale dei vivi e dei morti nella pratica della necrofilia o per l’appartenenza di uno dei partner allo Yomi, ovvero al mondo dei morti e degli spiriti, in qualità di redivivo o demone".
Verissimo, per carità. D'altra parte è esattamente ciò che esprime il termine ero-guru (movimento artistico e letterario nato negli anni '20, contrazione di "erotico" e "grottesco"), concetto che ci è capitato anche di sfiorare in passato qui sul blog. Chi si stupisce però di come un paese, abituato a pixellare gli organi genitali al cinema, possa giungere a tali livelli di perversione, probabilmente si dimentica di artisti come Kawanabe Kyōsai (1831-1889), Yoshitoshi (1839-1892) o Toyokuni Utagawa (1769-1825), giusto per citarne alcuni, che aprirono questa medesima strada in tempi in cui noi occidentali non riuscivamo a elaborare neanche una caviglia scoperta. Il genere di riferimento di Saeki è quindi il Muzan-e (無 残 絵 ), un tipo di stampe di natura estremamente violenta pubblicate a partire negli ultimi anni del periodo Edo.
Di Utagawa, per inciso, ho pubblicato una stampa solo qualche giorno fa e, anche se probabilmente non ci avete fatto caso, il suo contenuto è molto più esplicito di quanto troverete qui oggi.
Di Utagawa, per inciso, ho pubblicato una stampa solo qualche giorno fa e, anche se probabilmente non ci avete fatto caso, il suo contenuto è molto più esplicito di quanto troverete qui oggi.
Ciò che la Wikipedia italiana si scorda di dire, oppure non lo dice perché chi ha contribuito a quella pagina aveva poco tempo da perdere, è che tutta la sua opera è ispirata da almeno tre secoli di arte, letteratura e folklore giapponese. Ciò è strano, ho pensato, visto che spesso i contenuti di alcune opere di Saeki sono riconoscibilissimi. In particolare quella che segue, indiscutibilmente ispirata al racconto "La poltrona umana" di Edogawa Ranpo, nel quale si narra di un artigiano che costruisce una poltrona con un’intercapedine tale da consentirgli di entrarvici dentro e poter sentire su di sé l'erotico contatto di chi vi siede sopra.
Il successo di Saeki ha origine a Tokyo negli anni '70, negli stessi anni in cui il cinema giapponese aveva trovato nuova linfa nel genere "pink". Concentrando i suoi interessi sulla corruzione e sulla decadenza della sessualità, Saeki pubblicò una prima raccolta di 50 disegni auto-pubblicati che ricevettero immediatamente ampi consensi. Si fece quindi ben presto un nome come illustratore nell'industria editoriale giapponese d'avanguardia, fornendo materiale alla popolare rivista maschile Heibon Punch e all'altrettanto diffuso settimanale di gossip, sesso e yakuza Asahi Geinō. Saeki realizzò centinaia di disegni erotici come artista collaboratore della rivista BDSM SM Select (che ora viene pubblicata come monografia in cinque volumi dall'editore francese Cornelius). Non c'è quindi da stupirsi se molte delle sue opere si ispirano a quella pratica tutta giapponese che è il kinbaku, ovvero l’arte della legatura erotica inventata nel XIX Secolo da Seiu Ito, pittore e fotografo, noto appunto per essere stato il padre del bondage.
Non potevano mancare nel vasto curriculum di Toshio Saeki numerosi riferimenti al folklore giapponese e, nello specifico, a quei bizzarri esseri che ricadono sotto il termine di yōkai. Tra questi vale la pena citare l'Hanadaka-Tengu (detto anche Kurama Tengu o Kurama Sōjōbō), sorta di creatura demoniaca dotata di un lungo naso prominente, ideata per parodiare i monaci buddhisti (celebre la loro apparizione nel film "47 Ronin" con Keanu Reeves). Così come i Tengu, nelle opere di Saeki troviamo anche i Kappa, piccoli umanoidi acquatici dai comportamenti volgari e maliziosi, dalla pelle squamosa, mani e piedi palmati, e un guscio simile a quello delle tartarughe, e gli Oni, creature mitologiche simili ai demoni e paragonabili agli orchi occidentali. Piccola curiosità: fu proprio uno dei suoi disegni raffigurante un Oni ad essere scelto da John Lennon e Yoko Ono per la copertina dell'album "Some Time in New York City" (1972).
Poteva mancare, nell'opera di Toshio Saeki, qualche riferimento al Rokuro-kubi, forse uno dei più noti yōkai giapponesi? Certo che no. Per chi non lo sapesse, i Rokuro-kubi sono donne all'apparenza normalissime durante il giorno i cui colli, di notte, mentre dormono, si allungano a dismisura e vagano liberamente per gli ambienti, a volte aggredendo piccoli animali, più spesso dissetandosi con l'olio delle lampade. A differenza della maggior parte degli yōkai, i Rokuro-kubi sono ignari della loro condizione: si tratta di donne trasformate in esseri mostruosi come punizione per qualche precedente misfatto (solitamente l'infedeltà coniugale). In molti casi i Rokuro-kubi pagano le colpe dei padri o dei mariti, i quali, immuni dalla maledizione in quanto uomini, riversano il loro castigo sulla donna a loro più prossima. Si potrebbe dire che essere donna in Giappone non è mai un gran vantaggio.
Nell'immagine a destra qui sotto, sebbene facile da confondere con un Rokuro-kubi è rappresentata una Nure-onna (donna bagnata), uno yōkai giapponese con la testa di una donna e il corpo di un serpente .
Probabilmente ispirata allo Shirime è l'opera che segue. Da lontano, lo Shirime sembra essere un normale essere umano ma, una volta entrato in azione, diventa evidente che si tratta di uno yokai. Esso si avvicina ai viandanti a tarda notte e, una volta attirata la loro attenzione, chiede loro se hanno un momento da dedicargli. Prima che possano rispondere, lo Shirime lascia cadere il suo kimono a terra, si volta e punta le natiche nude verso gli sbalorditi interlocutori, rivelando un gigantesco occhio luminoso là dove dovrebbe esserci l'ano.
Chiudiamo questa lunga carrellata di immagini con un paio di inequivocabili omaggi al grande maestro Katsushika Hokusai, autore della celeberrima serie "Trentasei vedute del Monte Fuji", alla quale appartiene, anche se forse non serve ricordarlo, la leggendaria "Grande Onda di Kanagawa" (1830), elevata ormai a simbolo dell'intero Giappone. Ciò che forse non tutti sanno è che, in vita, Hokusai realizzò anche numerose stampe a soggetto erotico, tra cui la xilografia shunga "Pescatrice di awabi e piovra", anche nota come "Il sogno della moglie del pescatore", raffigurante una donna abbandonata nell'estasi di un amplesso con due piovre. L'opera di Hokusai ispirò tra l'altro quel genere di pornografia, contaminata con elementi di bestialità, che sostituendo all'organo maschile un suo surrogato cercò di aggirare le rigide normative giapponesi sulla censura cinematografica (che proibisce la rappresentazione del pene, ma non ha nulla da obiettare sulla penetrazione eseguita con dei tentacoli). Per inciso, visto che alla fine tutto il mondo è paese, stiamo parlando dello stesso stratagemma utilizzato da Roger Corman in una breve scena del film "The Dunwich Horror" (1970), adattamento cinematografico dell'omonimo racconto di Lovecraft , dal mitologico "Possession" (1981) di Andrzej Zulawskie, e dal recentissimo "The Untamed" (La región salvaje), film messicano del 2016 diretto da Amat Escalante.
Toshio Saeki non poteva certo starsene lì a guardare, non vi pare?
Il successo di Saeki ha origine a Tokyo negli anni '70, negli stessi anni in cui il cinema giapponese aveva trovato nuova linfa nel genere "pink". Concentrando i suoi interessi sulla corruzione e sulla decadenza della sessualità, Saeki pubblicò una prima raccolta di 50 disegni auto-pubblicati che ricevettero immediatamente ampi consensi. Si fece quindi ben presto un nome come illustratore nell'industria editoriale giapponese d'avanguardia, fornendo materiale alla popolare rivista maschile Heibon Punch e all'altrettanto diffuso settimanale di gossip, sesso e yakuza Asahi Geinō. Saeki realizzò centinaia di disegni erotici come artista collaboratore della rivista BDSM SM Select (che ora viene pubblicata come monografia in cinque volumi dall'editore francese Cornelius). Non c'è quindi da stupirsi se molte delle sue opere si ispirano a quella pratica tutta giapponese che è il kinbaku, ovvero l’arte della legatura erotica inventata nel XIX Secolo da Seiu Ito, pittore e fotografo, noto appunto per essere stato il padre del bondage.
Non potevano mancare nel vasto curriculum di Toshio Saeki numerosi riferimenti al folklore giapponese e, nello specifico, a quei bizzarri esseri che ricadono sotto il termine di yōkai. Tra questi vale la pena citare l'Hanadaka-Tengu (detto anche Kurama Tengu o Kurama Sōjōbō), sorta di creatura demoniaca dotata di un lungo naso prominente, ideata per parodiare i monaci buddhisti (celebre la loro apparizione nel film "47 Ronin" con Keanu Reeves). Così come i Tengu, nelle opere di Saeki troviamo anche i Kappa, piccoli umanoidi acquatici dai comportamenti volgari e maliziosi, dalla pelle squamosa, mani e piedi palmati, e un guscio simile a quello delle tartarughe, e gli Oni, creature mitologiche simili ai demoni e paragonabili agli orchi occidentali. Piccola curiosità: fu proprio uno dei suoi disegni raffigurante un Oni ad essere scelto da John Lennon e Yoko Ono per la copertina dell'album "Some Time in New York City" (1972).
Poteva mancare, nell'opera di Toshio Saeki, qualche riferimento al Rokuro-kubi, forse uno dei più noti yōkai giapponesi? Certo che no. Per chi non lo sapesse, i Rokuro-kubi sono donne all'apparenza normalissime durante il giorno i cui colli, di notte, mentre dormono, si allungano a dismisura e vagano liberamente per gli ambienti, a volte aggredendo piccoli animali, più spesso dissetandosi con l'olio delle lampade. A differenza della maggior parte degli yōkai, i Rokuro-kubi sono ignari della loro condizione: si tratta di donne trasformate in esseri mostruosi come punizione per qualche precedente misfatto (solitamente l'infedeltà coniugale). In molti casi i Rokuro-kubi pagano le colpe dei padri o dei mariti, i quali, immuni dalla maledizione in quanto uomini, riversano il loro castigo sulla donna a loro più prossima. Si potrebbe dire che essere donna in Giappone non è mai un gran vantaggio.
Nell'immagine a destra qui sotto, sebbene facile da confondere con un Rokuro-kubi è rappresentata una Nure-onna (donna bagnata), uno yōkai giapponese con la testa di una donna e il corpo di un serpente .
Probabilmente ispirata allo Shirime è l'opera che segue. Da lontano, lo Shirime sembra essere un normale essere umano ma, una volta entrato in azione, diventa evidente che si tratta di uno yokai. Esso si avvicina ai viandanti a tarda notte e, una volta attirata la loro attenzione, chiede loro se hanno un momento da dedicargli. Prima che possano rispondere, lo Shirime lascia cadere il suo kimono a terra, si volta e punta le natiche nude verso gli sbalorditi interlocutori, rivelando un gigantesco occhio luminoso là dove dovrebbe esserci l'ano.
Chiudiamo questa lunga carrellata di immagini con un paio di inequivocabili omaggi al grande maestro Katsushika Hokusai, autore della celeberrima serie "Trentasei vedute del Monte Fuji", alla quale appartiene, anche se forse non serve ricordarlo, la leggendaria "Grande Onda di Kanagawa" (1830), elevata ormai a simbolo dell'intero Giappone. Ciò che forse non tutti sanno è che, in vita, Hokusai realizzò anche numerose stampe a soggetto erotico, tra cui la xilografia shunga "Pescatrice di awabi e piovra", anche nota come "Il sogno della moglie del pescatore", raffigurante una donna abbandonata nell'estasi di un amplesso con due piovre. L'opera di Hokusai ispirò tra l'altro quel genere di pornografia, contaminata con elementi di bestialità, che sostituendo all'organo maschile un suo surrogato cercò di aggirare le rigide normative giapponesi sulla censura cinematografica (che proibisce la rappresentazione del pene, ma non ha nulla da obiettare sulla penetrazione eseguita con dei tentacoli). Per inciso, visto che alla fine tutto il mondo è paese, stiamo parlando dello stesso stratagemma utilizzato da Roger Corman in una breve scena del film "The Dunwich Horror" (1970), adattamento cinematografico dell'omonimo racconto di Lovecraft , dal mitologico "Possession" (1981) di Andrzej Zulawskie, e dal recentissimo "The Untamed" (La región salvaje), film messicano del 2016 diretto da Amat Escalante.
Toshio Saeki non poteva certo starsene lì a guardare, non vi pare?
Un post decisamente V.M. 18, non c'è che dire :-D
RispondiEliminaNon conoscevo questo artista, ma conosco bene Yoshitoshi (al quale dedicai un post a suo tempo) e conoscendo bene l'opera di Hokusai sapevo che ha creato anche stampe erotiche (il sogno della pescatrice è certamente la più nota).
Lo stile di Saeki mi sembra proprio una perfetta sintesi fra ukiyoe e manga. Grazie per avermelo fatto scoprire.
Sono passato a cercare quel post su Yoshitoshi a cui fai riferimento e scopro di aver lasciato, ai tempi, un commento nel quale ammettevo candidamente di non conoscerlo. Sono trascorsi sette anni da allora ed è bizzarro che oggi, osservando i suoi lavori, abbia l'impressione di conoscerli da sempre. E' quindi chiaro che sono io a dover ringraziare te...
EliminaEeeeeehhhhh che perverso che sei! :D
RispondiEliminaDiciamo che ho visto di peggio in alcuni manga di Suehiro Maruo, come il famigerato "Il Vampiro che Ride"...anche se lì in quel caso l'autore privilegia il versante horror rispetto a quello porco-sessuale. ;)
Vogliamo invece parlare di Shintaro Kago? Tutti gli altri, in confronto, sono dei neonati...
EliminaAh però! Audace come post.
RispondiEliminaTra nudità, serpenti e piovre mi è tornata in mente Cicciolina. Chissà che non abbia tratto ispirazione da qualche manga! Ahahah
Onestamente ignoravo l'esistenza di questo genere di fumetti.
La tua introduzione mi ha fatta sorridere.
Chissà se davvero qualcuno potrebbe restare turbato dalla lettura di questo post e dalla visione di queste immagini.
Penso proprio di no, dai. Mica siamo così bigotti.
La tua fedina penale è (ancora) pulita. :P
Non conosco nel dettaglio le fonti d'ispirazione di Cicciolina, ma azzardo l'ipotesi che il suo fosse un talento innato.
EliminaNessuna di queste immagini, lo so benissimo, può essere in grado di provocare turbamenti ma, lo sai, il mondo è strano e c'è sempre la possibilità che qualcuno, per antipatia o per il solo gusto di farlo, mi possa segnalare al grande fratello...
Un antesignano dei furry in alcuni casi, praticamente.
RispondiEliminaIo le trovo molto suggestive.
Sarebbe interessante capire se le due cose, a monte, siano effettivamente collegate. Più probabilmente si tratta di due diverse (ma non troppo) emanazioni dello stesso bisogno di evasione...
EliminaIl Giappone ha sempre qualcosa da dire e, anche nell'erotico grottesco, lo fa con una maniacalità nei confronti dei particolari rara da trovare altrove. Viene visto TUTTO senza alcuno scrupolo. Grazie Obs, grazie sempre!
RispondiElimina...e pensa che mi sono anche curato di fare un'attenta selezione, nelle immagini che ho postato. Alcuni disegni che ho trovato in giro sono molto più maniacali (in tutti i sensi).
EliminaAh, questi Giapponesi....
RispondiEliminaSe non esistessero bisognerebbe inventarli!
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