Il capitolo fantasma
Il terzo capitolo di Phantasm, pur con tutte le sue pecche, aveva lasciato i fans in un punto maledettamente cruciale. Mike aveva abbandonato Reggie nel timore che qualcosa dentro di lui stesse cambiando, una sensazione che era nettamente molto più di una sensazione, viste le trasformazioni anche fisiche che egli aveva cominciato a notare sul suo corpo. Reggie, dal canto suo, era ancora una volta alla prese con il Tall Man e le con le sue terrificanti sfere metalliche, quando…. i titoli di coda interruppero improvvisamente la narrazione. Don Coscarelli aveva elargito nuovi ed entusiasmanti spunti alla saga di Phantasm, ma sul più bello aveva deciso di rimandare la conclusione ad un eventuale capitolo successivo. Gli anni però intanto passavano uno dopo l’altro inesorabili. Quasi venti ne erano ormai trascorsi dal primo episodio e i fans erano sempre più impazienti. Il silenzio più completo tuttavia non faceva presagire nulla di buono, anzi si andava diffondendo sempre di più la voce che il terzo capitolo fosse destinato a rimanere l’ultimo della serie. Don Coscarelli si diceva fosse caduto in depressione a causa delle pesanti critiche piovutegli addosso a causa della scelta di inserire elementi umoristici nel terzo capitolo e che, per tale motivo, avesse voluto mollare tutto. Una voce ritenuta inaccettabile dai fans i quali, se si fosse rivelata vera, si sarebbero trovati di fronte a un numero spropositato di questioni irrisolte (una voce probabilmente infondata, visto che basterebbe dare un’occhiata alla filmografia di Coscarelli per rendersi conto che il regista di origini libiche preferisce di solito far trascorrere non meno di sei o sette anni tra un film e l’altro).
Fu così che un imprecisato giorno, tra il 1995 e il 1996, uno dei fans più accaniti di Phantasm telefonò a Coscarelli e gli disse: “Ehi Don! Mi chiamo Roger Avery. Ho qui pronta una sceneggiatura per te. Ci sto lavorando da tempo, spesso tralasciando i miei tanti impegni di lavoro, ma ho deciso che dovevo portarla a termine nonostante tutto, perché credo più al mio cuore che alla mia testa. Questa è la sceneggiatura di Phantasm IV. Quando cominciamo a girare?”.
Roger Avery non era, come potete immaginare, un ammiratore qualsiasi. Roger Avery era proprio QUEL Roger Avery che solo l’anno prima aveva scritto “Pulp Fiction” per Quentin Tarantino, portandosi a casa l’Oscar per il miglior soggetto originale. Mica pizza e fichi.
Come avrete già intuito dal titolo del post, il progetto scaturito dalla mente di Avery non si realizzò mai, ma quei pochi che ebbero la fortuna di leggere la sua sceneggiatura riferiscono che si sarebbe trattato di qualcosa di incredibile. Avery aveva immaginato uno scenario post-apocalittico globale, sul genere di “Dawn of Dead”, dove le uniche due città risparmiate dal caos e dalla distruzione sarebbero state New York e Los Angeles, due supermetropoli, cinte da mura altissime, dove tutto ciò che restava del genere umano viveva nel terrore di ciò che era rimasto fuori. Oltre le mura, tutto il mondo era regno incontrastato del Tall Man e dei suoi malefici nani servitori. Tutto il mondo era ridotto ad un cumulo pestilenziale di macerie, le tombe erano state scoperchiate e la morte aveva trionfato ovunque. Il destino aveva separato Reggie e Mike: mentre il primo aveva trovato rifugio nella Grande Mela, il secondo sopravviveva a stento nella città degli Angeli. Sebbene si fosse ormai quasi completamente impadronito del mondo, il Tall Man non aveva però ancora rinunciato al suo proposito originale, quello di continuare a tormentare il povero Mike.
Reggie, in seguito ad un incubo (o forse ad un contatto telepatico) si sarebbe convinto che Mike fosse in pericolo e, impavido, avrebbe deciso di abbandonare la relativa sicurezza offerta da New York per raggiungere l’amico in California, affrontando un viaggio ai limiti dell’impossibile. Sulle sue tracce si sarebbe inevitabilmente gettato ben presto il Tall Man con le sue orde di non-morti. La resa dei conti, si sussurra, sarebbe avvenuta oltre il portale, nella dimensione extraterrestre del Tall Man.
Il film si sarebbe dovuto intitolare “Phantasm 1999 A.D.” oppure "Phantasm 2012 A.D." oppure ancora “Phantasm’s End” e, si dice, fu anche offerto un ruolo importante a Bruce Campbell, l’eroe de “La casa” di Sam Raimi. Purtroppo tutto finì in niente. Non ci volle molto per rendersi conto che per mettere in scena un progetto così importante sarebbe stata necessaria una somma spropositata di denaro (vennero stimati circa dieci milioni di dollari). Ci volle ancora meno per rendersi conto che nessuno avrebbe mai tirato fuori un centesimo per produrre il quarto capitolo di una saga che era già stata dichiarata spacciata dal grande pubblico. E fu così che Coscarelli e Avery si salutarono, entrambi con un grande amaro in bocca (Avery apparirà tuttavia in un cameo di Phantasm IV). Ma anche dell’esperienza più negativa è possibile trovare il lato positivo e, in questo caso, la buona notizia fu che Coscarelli era stato risvegliato dal suo tradizionale torpore. Ancora solo un po’ di pazienza e sarebbe finalmente giunto il momento del quarto episodio, quello vero. Il momento di Phantasm Oblivion.
Fu così che un imprecisato giorno, tra il 1995 e il 1996, uno dei fans più accaniti di Phantasm telefonò a Coscarelli e gli disse: “Ehi Don! Mi chiamo Roger Avery. Ho qui pronta una sceneggiatura per te. Ci sto lavorando da tempo, spesso tralasciando i miei tanti impegni di lavoro, ma ho deciso che dovevo portarla a termine nonostante tutto, perché credo più al mio cuore che alla mia testa. Questa è la sceneggiatura di Phantasm IV. Quando cominciamo a girare?”.
Roger Avery non era, come potete immaginare, un ammiratore qualsiasi. Roger Avery era proprio QUEL Roger Avery che solo l’anno prima aveva scritto “Pulp Fiction” per Quentin Tarantino, portandosi a casa l’Oscar per il miglior soggetto originale. Mica pizza e fichi.
Come avrete già intuito dal titolo del post, il progetto scaturito dalla mente di Avery non si realizzò mai, ma quei pochi che ebbero la fortuna di leggere la sua sceneggiatura riferiscono che si sarebbe trattato di qualcosa di incredibile. Avery aveva immaginato uno scenario post-apocalittico globale, sul genere di “Dawn of Dead”, dove le uniche due città risparmiate dal caos e dalla distruzione sarebbero state New York e Los Angeles, due supermetropoli, cinte da mura altissime, dove tutto ciò che restava del genere umano viveva nel terrore di ciò che era rimasto fuori. Oltre le mura, tutto il mondo era regno incontrastato del Tall Man e dei suoi malefici nani servitori. Tutto il mondo era ridotto ad un cumulo pestilenziale di macerie, le tombe erano state scoperchiate e la morte aveva trionfato ovunque. Il destino aveva separato Reggie e Mike: mentre il primo aveva trovato rifugio nella Grande Mela, il secondo sopravviveva a stento nella città degli Angeli. Sebbene si fosse ormai quasi completamente impadronito del mondo, il Tall Man non aveva però ancora rinunciato al suo proposito originale, quello di continuare a tormentare il povero Mike.
Reggie, in seguito ad un incubo (o forse ad un contatto telepatico) si sarebbe convinto che Mike fosse in pericolo e, impavido, avrebbe deciso di abbandonare la relativa sicurezza offerta da New York per raggiungere l’amico in California, affrontando un viaggio ai limiti dell’impossibile. Sulle sue tracce si sarebbe inevitabilmente gettato ben presto il Tall Man con le sue orde di non-morti. La resa dei conti, si sussurra, sarebbe avvenuta oltre il portale, nella dimensione extraterrestre del Tall Man.
Il film si sarebbe dovuto intitolare “Phantasm 1999 A.D.” oppure "Phantasm 2012 A.D." oppure ancora “Phantasm’s End” e, si dice, fu anche offerto un ruolo importante a Bruce Campbell, l’eroe de “La casa” di Sam Raimi. Purtroppo tutto finì in niente. Non ci volle molto per rendersi conto che per mettere in scena un progetto così importante sarebbe stata necessaria una somma spropositata di denaro (vennero stimati circa dieci milioni di dollari). Ci volle ancora meno per rendersi conto che nessuno avrebbe mai tirato fuori un centesimo per produrre il quarto capitolo di una saga che era già stata dichiarata spacciata dal grande pubblico. E fu così che Coscarelli e Avery si salutarono, entrambi con un grande amaro in bocca (Avery apparirà tuttavia in un cameo di Phantasm IV). Ma anche dell’esperienza più negativa è possibile trovare il lato positivo e, in questo caso, la buona notizia fu che Coscarelli era stato risvegliato dal suo tradizionale torpore. Ancora solo un po’ di pazienza e sarebbe finalmente giunto il momento del quarto episodio, quello vero. Il momento di Phantasm Oblivion.
Ecco, questo secondo me è il post migliore di tutta la serie. Bellissimo il retroscena di Avery: una fantastica dimostrazione di stima da parte di un fan fa sempre piacere, quando poi quel fan è un grande sceneggiatore poi ...è ancora meglio.
RispondiEliminaNon mi stupisce che questo post ti sia piaciuto più di altri, visto la tua particolare predilezione per i film "scomparsi" (e questo è ancora più che un film scomparso... è un film che non è mai esistito)
EliminaHo pensato spesso che mi sarebbe piaciuto scrivere un post sui film fantasma. Di uno di questi film, in cui avevo anche finito per trovarmi coinvolto direttamente, ne avevo parlato nel mio precedente blog. Chissà... a volte ritornano :F
RispondiEliminaDimenticavo. Mi trovo d'accordo con Nick: anche per me questo post per ora è il preferito della serie. Forse proprio perché parla di un film fantasma e lascia ampi spazi all'immaginazione...
EliminaIl bello dei film che nessuno ha mai visto è proprio questo: lascia spazio all'immaginazione. Di quale film parlavi nel blog? Mi sa che me lo sono perso....
EliminaL'articolo, in quattro parti, era su un film di Jodorowsky tratto dai libri di Castaneda... rimasto però in fase di progetto.
EliminaPeccato... oteva uscirne un gran film. Tra l'altro Bruce Campbell si vede sfumare sempre un sacco di ruoli importanti.
RispondiEliminaCredo anch'io che avrebbe potuto essere un gran bel film. Peccato.
Elimina