Phantasm II: the ball is back
Otto anni fa ebbero inizio le mie visioni. Straordinarie rappresentazioni di quanto accadrà. Visioni che mi riempiono sempre di sgomento ma che mi hanno permesso di entrare in contato con te, Mike, e di conoscere il tuo amico Reg. Purtroppo ho trovato anche lui: lo spirito del male. Non so da dove questo essere demoniaco sia venuto. Forse da un'altra dimensione. Con il suo esercito di creature mostruose distrugge le città e profana le tombe, porta via i morti e li rende suoi schiavi. Ogni giorno lo sento avvicinarsi sempre più. Lui sa che io lo vedo e so cosa ha intenzione di fare.
Otto anni dopo il clamoroso successo di Phantasm, il regista Don Coscarelli ci riprova e mette in cantiere il seguito della fortunata pellicola che lo aveva reso celebre. Lo scenario ora è completamente cambiato: la Universal Picture, avendo fiutato il business, mette a disposizione di Coscarelli tre milioni di dollari per la produzione, una somma di denaro spropositata se pensiamo a quanto poco era bastato per realizzare il primo Phantasm. Talmente grande è la voglia di ritornare a fare horror, dopo una sfortunata parentesi fantasy (Kaan, il principe guerriero, 1982), che Coscarelli infine accetta, pur nella consapevolezza di mettersi nelle mani di personaggi che finiranno per snaturare completamente l’idea originale. Quell’atmosfera onirica, cupa e angosciante che, oggi possiamo affermarlo senza ombra di dubbio, aveva trasformato Phantasm in un capolavoro, non poteva essere accettata dai nuovi finanziatori. Un cambio completo di stile era quindi necessario: non più sogni e visioni, non più illusionismi di sorta. La trama del sequel doveva essere lineare (pur introducendo alcuni accenni di novità) e non concedere il minimo spazio a possibili diverse interpretazioni (che però, nel corso della saga, continuarono ad attecchire nell’immaginario dei fan grazie agli indizi disseminati qua e là dalla sapiente mano del regista).
Il cast originale che, lo ricordiamo, era composto prevalentemente da amici e parenti di Coscarelli, era inaccettabile, e inoltre venne ritenuto necessario l’inserimento di presenze femminili che potessero meglio intrattenere “visivamente” il pubblico pagante. Vennero quindi reclutate la modella Samantha Phillips e, soprattutto, la giovane attrice Paula Irvine, che avrebbe dovuto occuparsi dell’iniziazione sentimentale dell’ormai cresciuto Mike. I tre protagonisti di Phantasm, vale a dire Bill Thornbury, Reggie Bannister e Michal Baldwin, erano sacrificabilissimi, non avendo avuto alcuna esperienza di rilievo nel cinema dopo il primo capitolo. Servivano quindi nomi di grido che, stampati sui cartelloni, potessero fungere da calamita per il pubblico. Don Coscarelli riuscì in qualche modo ad ottenere che almeno uno dei tre potesse partecipare al sequel e la scelta più ovvia fu quella di mantenere Reggie Bannister. Il personaggio di Thornbury (Jody, il fratello di Mike) era stato infatti dato per morto al termine del primo film e, senza grossa fatica, poteva rimanere tale. Il personaggio di Baldwin (Mike), tredicenne nel primo capitolo, era ormai sostituibile con un qualsiasi adolescente di bell’aspetto. La Universal stava in poche parole facendo a pezzi il lavoro di Coscarelli ancor prima di cominciare. Al termine dei provini realizzati per trovare un nuovo volto al ruolo di Mike (ai quali, si dice, partecipò anche un certo Brad Pitt) la scelta ricadde sul giovane James Le Gros: scelta alquanto opinabile, visto che il ragazzo all’epoca aveva al suo attivo solo un orribile filmetto di fantascienza straight-to-DVD dall’agghiacciante titolo di “Solar Babies” (I guerrieri del sole, 1986). Non si può tuttavia dire che James Le Gros, a conti fatti, se la sia cavata male: riuscì a costruire un buon feeling con Bannister e a lasciare a posteri un “Phantasm II” tutt’altro che disprezzabile.
Se guardiamo la cosa dall’alto, più in generale, possiamo tranquillamente riconoscere che i dirigenti della Universal avevano di fatto individuato in Angus Scrimm l’unico volto veramente insostituibile della serie. Per quanto molte scelte possano apparire oggi discutibili, non va dimenticato che erano trascorsi ormai otto anni dal primo capitolo (ne sarebbe stato necessario un altro prima della release ufficiale) e che gli anni Ottanta, che ormai volgevano al termine, avevano cambiato drasticamente il modo di fare cinema in Occidente. L’horror in particolare aveva messo definitivamente da parte gli stilemi gotici per lasciare spazio al gore. L’orrore non doveva più essere solo immaginato, bensì mostrato con spavalderia agli spettatori che, a loro volta, chiedevano a gran voce quei fiumi di sangue finto (spesso fintissimo) ai quali si erano ormai assuefatti.
Il nuovo capitolo inizia nel punto esatto in cui termina il precedente, riprendendo alcune scene già viste e integrandole con altre nuove girate utilizzando una ragazzina, ripresa di spalle, nei panni della versione tredicenne di Mike. Piccola digressione: il doppiaggio italiano, dispiace dirlo, lascia immediatamente esterrefatti, trasformando il defunto fratello di Mike in… una donna! Proprio all’inizio del film, infatti, a Reggie viene fatto dire “Mi dispiace che tu abbia perso tua sorella Jodie”! Un errore clamoroso indubbiamente dovuto al fatto che la frase originale in inglese poteva dare adito a fraintendimenti, ma soprattutto alla superficialità del traduttore dei dialoghi, che evidentemente non si prese la briga di guardarsi il primo film prima di preparare i brani del sequel da doppiare. Fine della digressione.
Dopo gli avvenimenti narrati nel primo capitolo, troviamo Mike in un ospedale psichiatrico nel quale è rimasto confinato per ben sette anni. Non ci spieghiamo come sia potuto finire lì, dopo che Reggie alla fine del primo film aveva promesso di prendersi cura di lui, ma è meglio non farsi troppe domande. La verità è che tutti affermano che sia stato Mike a sognare i terribili avvenimenti narrati nel primo film: non solo lo psichiatra che lo ha in cura, ma anche Reggie, in un flashback di sette anni prima, si diceva certo di questo.
Questa sarà una costante di tutti i capitoli della saga: si suggerisce di continuo, o perlomeno si insinua il dubbio, che il tutto possa essere il frutto della mente di Mike. Quando però il giovane viene finalmente dimesso dalla clinica il Tall Man torna a colpire da vicino, sterminando la famiglia di Reggie. È allora che Mike e Reggie, riunitisi ed armatisi fino ai denti, si mettono sulle tracce del mostro che, contrariamente a quanto avevamo capito nel primo film, scopriamo ora essere un “villain itinerante” che, oltre ai nani incappucciati, ha persino degli assistenti: se nel primo capitolo tutto avveniva nei limitati confini del Morningside Cemetery, nei quali il nostro sembrava muoversi con relativa discrezione, oggi troviamo il Tall Man spostarsi di città in città alla ricerca di nuovi cimiteri da depredare e di nuovi cadaveri da utilizzare per i suoi nefasti scopi, lasciando al suo passaggio un’opprimente scia di morte e desolazione. Il Tall Man (ma questo veniva palesato anche nel primo film) non si limita a trafugare i cadaveri, ma uccide per procurarseli, e sembra avere un interesse speciale per Mike. In diversi momenti il racconto della caccia di Mike e Reggie assume la forma, molto abbozzata, del road movie. Mentre Mike ha delle premonizioni, facciamo anche la conoscenza della giovanissima Liz (Paula Irvin), una ragazza i cui sogni sono tormentati dal nostro nero becchino e che, fin nella prima scena, scopriamo aver stabilito una sorta di contatto telepatico con Mike. Anche per via del legame che la ragazza e Mike sembrano avere con il Tall Man la situazione ben presto si ribalta, e da inseguitori Mike, Reggie e Liz si trasformano nelle prede di una sorta di caccia al topo, con il Tall Man che, anche quando non riesce a prevenire le loro mosse, riesce comunque a vanificarle, fino al finale (banale quanto si vuole) nel quale il villain, che sembrava morto, riappare, ad insinuare il dubbio che la sua essenza non sia di natura fisica e che quindi sia potenzialmente immortale.
Questo “Phantasm II”, credo di averlo già detto più volte, è molto diverso dal suo predecessore. La natura sovrannaturale del legame tra il Tall Man e Mike contribuisce a differenziare questo secondo capitolo dal primo: il timido Mike, un adolescente qualunque, si trasforma in una sorta di nemesi del Tall Man, anche se il fulcro della saga (ma lo vedremo meglio nella terza parte) diventa sempre di più Reggie. Ex gelataio, eroe atipico, Reggie si è trasformato invece un personaggio quasi caricaturale, alle prese con situazioni comiche che lo vedono (e lo vedranno ancora nei capitoli successivi) affiancato alle bellone di turno le quali, spesso, rispediranno al mittente i suoi maldestri tentativi di approccio. Anche dalle scene di lotta, talvolta, sembra uscire vincitore un po’ per caso, e l’ironia di certe scene ricorda quella che ha reso grande “La Casa” dell’amico (di Coscarelli!) San Raimi. Per fortuna Coscarelli non insiste troppo sulla storia d’amore tra Mike e Liz, puntando invece sull’azione e sul ritmo per conservare l’attenzione degli spettatori, cosa che invece, tristemente, non riescono a fare i dialoghi, spesso di una banalità imbarazzante. Le atmosfere cupe hanno lasciato il posto al gore, grazie al maggior budget a disposizione per realizzare gli effetti speciali: le sfere metalliche faranno molti più danni di quanti ne abbiano fatti prima e ci divertiremo un sacco a vedere i risultati di una battaglia tra motoseghe (un chiaro rimando a "La Casa 2"), di una iniezione di acido e di incendi ed esplosioni varie. In realtà di sangue se ne vede ben poco (colpa della censura?), ma l’adrenalina è garantita. Se l’approccio psicologico è solo accennato, il regista non rinuncia però a disseminare per tutta la pellicola piccoli indizi sulla natura del Tall Man, dell’universo (per così dire) da cui proviene e delle sue creature.
Se, per come ve l’ho raccontato, qualcuno pensa di poter facilmente arrivare alla conclusione che “Phantasm II” sia poco più di un malriuscito tentativo di dare un seguito ad un inarrivabile cult, ebbene si sbaglia. Certamente il film ha diverse pecche, in primis incongruenze nella sceneggiatura (non ci si spiega, ad esempio, come mai il Tall Man non catturi Mike mentre è internato tra le mura dell’ospedale, come mai attenda ben sette anni prima di sterminare la famiglia di Reggie, come mai si lasci sfuggire Liz più volte ecc.), ma, tutto sommato, il risultato è godibile. Grazie all’agghiacciante figura del becchino dispensatore di morte, questo “Phantasm II” riesce ad elevarsi nettamente sopra la media dei film horror prodotti in quel, per certi versi, malaugurato decennio. Qual è lo scopo ultimo del Tall Man, alla fine delle visione, ancora non è dato sapere. Ma al termine della proiezione ci rimarranno nelle orecchie per molto tempo le sue ultime parole: “Non è mai finita!”
Otto anni dopo il clamoroso successo di Phantasm, il regista Don Coscarelli ci riprova e mette in cantiere il seguito della fortunata pellicola che lo aveva reso celebre. Lo scenario ora è completamente cambiato: la Universal Picture, avendo fiutato il business, mette a disposizione di Coscarelli tre milioni di dollari per la produzione, una somma di denaro spropositata se pensiamo a quanto poco era bastato per realizzare il primo Phantasm. Talmente grande è la voglia di ritornare a fare horror, dopo una sfortunata parentesi fantasy (Kaan, il principe guerriero, 1982), che Coscarelli infine accetta, pur nella consapevolezza di mettersi nelle mani di personaggi che finiranno per snaturare completamente l’idea originale. Quell’atmosfera onirica, cupa e angosciante che, oggi possiamo affermarlo senza ombra di dubbio, aveva trasformato Phantasm in un capolavoro, non poteva essere accettata dai nuovi finanziatori. Un cambio completo di stile era quindi necessario: non più sogni e visioni, non più illusionismi di sorta. La trama del sequel doveva essere lineare (pur introducendo alcuni accenni di novità) e non concedere il minimo spazio a possibili diverse interpretazioni (che però, nel corso della saga, continuarono ad attecchire nell’immaginario dei fan grazie agli indizi disseminati qua e là dalla sapiente mano del regista).
Il cast originale che, lo ricordiamo, era composto prevalentemente da amici e parenti di Coscarelli, era inaccettabile, e inoltre venne ritenuto necessario l’inserimento di presenze femminili che potessero meglio intrattenere “visivamente” il pubblico pagante. Vennero quindi reclutate la modella Samantha Phillips e, soprattutto, la giovane attrice Paula Irvine, che avrebbe dovuto occuparsi dell’iniziazione sentimentale dell’ormai cresciuto Mike. I tre protagonisti di Phantasm, vale a dire Bill Thornbury, Reggie Bannister e Michal Baldwin, erano sacrificabilissimi, non avendo avuto alcuna esperienza di rilievo nel cinema dopo il primo capitolo. Servivano quindi nomi di grido che, stampati sui cartelloni, potessero fungere da calamita per il pubblico. Don Coscarelli riuscì in qualche modo ad ottenere che almeno uno dei tre potesse partecipare al sequel e la scelta più ovvia fu quella di mantenere Reggie Bannister. Il personaggio di Thornbury (Jody, il fratello di Mike) era stato infatti dato per morto al termine del primo film e, senza grossa fatica, poteva rimanere tale. Il personaggio di Baldwin (Mike), tredicenne nel primo capitolo, era ormai sostituibile con un qualsiasi adolescente di bell’aspetto. La Universal stava in poche parole facendo a pezzi il lavoro di Coscarelli ancor prima di cominciare. Al termine dei provini realizzati per trovare un nuovo volto al ruolo di Mike (ai quali, si dice, partecipò anche un certo Brad Pitt) la scelta ricadde sul giovane James Le Gros: scelta alquanto opinabile, visto che il ragazzo all’epoca aveva al suo attivo solo un orribile filmetto di fantascienza straight-to-DVD dall’agghiacciante titolo di “Solar Babies” (I guerrieri del sole, 1986). Non si può tuttavia dire che James Le Gros, a conti fatti, se la sia cavata male: riuscì a costruire un buon feeling con Bannister e a lasciare a posteri un “Phantasm II” tutt’altro che disprezzabile.
Se guardiamo la cosa dall’alto, più in generale, possiamo tranquillamente riconoscere che i dirigenti della Universal avevano di fatto individuato in Angus Scrimm l’unico volto veramente insostituibile della serie. Per quanto molte scelte possano apparire oggi discutibili, non va dimenticato che erano trascorsi ormai otto anni dal primo capitolo (ne sarebbe stato necessario un altro prima della release ufficiale) e che gli anni Ottanta, che ormai volgevano al termine, avevano cambiato drasticamente il modo di fare cinema in Occidente. L’horror in particolare aveva messo definitivamente da parte gli stilemi gotici per lasciare spazio al gore. L’orrore non doveva più essere solo immaginato, bensì mostrato con spavalderia agli spettatori che, a loro volta, chiedevano a gran voce quei fiumi di sangue finto (spesso fintissimo) ai quali si erano ormai assuefatti.
Il nuovo capitolo inizia nel punto esatto in cui termina il precedente, riprendendo alcune scene già viste e integrandole con altre nuove girate utilizzando una ragazzina, ripresa di spalle, nei panni della versione tredicenne di Mike. Piccola digressione: il doppiaggio italiano, dispiace dirlo, lascia immediatamente esterrefatti, trasformando il defunto fratello di Mike in… una donna! Proprio all’inizio del film, infatti, a Reggie viene fatto dire “Mi dispiace che tu abbia perso tua sorella Jodie”! Un errore clamoroso indubbiamente dovuto al fatto che la frase originale in inglese poteva dare adito a fraintendimenti, ma soprattutto alla superficialità del traduttore dei dialoghi, che evidentemente non si prese la briga di guardarsi il primo film prima di preparare i brani del sequel da doppiare. Fine della digressione.
Dopo gli avvenimenti narrati nel primo capitolo, troviamo Mike in un ospedale psichiatrico nel quale è rimasto confinato per ben sette anni. Non ci spieghiamo come sia potuto finire lì, dopo che Reggie alla fine del primo film aveva promesso di prendersi cura di lui, ma è meglio non farsi troppe domande. La verità è che tutti affermano che sia stato Mike a sognare i terribili avvenimenti narrati nel primo film: non solo lo psichiatra che lo ha in cura, ma anche Reggie, in un flashback di sette anni prima, si diceva certo di questo.
Questa sarà una costante di tutti i capitoli della saga: si suggerisce di continuo, o perlomeno si insinua il dubbio, che il tutto possa essere il frutto della mente di Mike. Quando però il giovane viene finalmente dimesso dalla clinica il Tall Man torna a colpire da vicino, sterminando la famiglia di Reggie. È allora che Mike e Reggie, riunitisi ed armatisi fino ai denti, si mettono sulle tracce del mostro che, contrariamente a quanto avevamo capito nel primo film, scopriamo ora essere un “villain itinerante” che, oltre ai nani incappucciati, ha persino degli assistenti: se nel primo capitolo tutto avveniva nei limitati confini del Morningside Cemetery, nei quali il nostro sembrava muoversi con relativa discrezione, oggi troviamo il Tall Man spostarsi di città in città alla ricerca di nuovi cimiteri da depredare e di nuovi cadaveri da utilizzare per i suoi nefasti scopi, lasciando al suo passaggio un’opprimente scia di morte e desolazione. Il Tall Man (ma questo veniva palesato anche nel primo film) non si limita a trafugare i cadaveri, ma uccide per procurarseli, e sembra avere un interesse speciale per Mike. In diversi momenti il racconto della caccia di Mike e Reggie assume la forma, molto abbozzata, del road movie. Mentre Mike ha delle premonizioni, facciamo anche la conoscenza della giovanissima Liz (Paula Irvin), una ragazza i cui sogni sono tormentati dal nostro nero becchino e che, fin nella prima scena, scopriamo aver stabilito una sorta di contatto telepatico con Mike. Anche per via del legame che la ragazza e Mike sembrano avere con il Tall Man la situazione ben presto si ribalta, e da inseguitori Mike, Reggie e Liz si trasformano nelle prede di una sorta di caccia al topo, con il Tall Man che, anche quando non riesce a prevenire le loro mosse, riesce comunque a vanificarle, fino al finale (banale quanto si vuole) nel quale il villain, che sembrava morto, riappare, ad insinuare il dubbio che la sua essenza non sia di natura fisica e che quindi sia potenzialmente immortale.
Questo “Phantasm II”, credo di averlo già detto più volte, è molto diverso dal suo predecessore. La natura sovrannaturale del legame tra il Tall Man e Mike contribuisce a differenziare questo secondo capitolo dal primo: il timido Mike, un adolescente qualunque, si trasforma in una sorta di nemesi del Tall Man, anche se il fulcro della saga (ma lo vedremo meglio nella terza parte) diventa sempre di più Reggie. Ex gelataio, eroe atipico, Reggie si è trasformato invece un personaggio quasi caricaturale, alle prese con situazioni comiche che lo vedono (e lo vedranno ancora nei capitoli successivi) affiancato alle bellone di turno le quali, spesso, rispediranno al mittente i suoi maldestri tentativi di approccio. Anche dalle scene di lotta, talvolta, sembra uscire vincitore un po’ per caso, e l’ironia di certe scene ricorda quella che ha reso grande “La Casa” dell’amico (di Coscarelli!) San Raimi. Per fortuna Coscarelli non insiste troppo sulla storia d’amore tra Mike e Liz, puntando invece sull’azione e sul ritmo per conservare l’attenzione degli spettatori, cosa che invece, tristemente, non riescono a fare i dialoghi, spesso di una banalità imbarazzante. Le atmosfere cupe hanno lasciato il posto al gore, grazie al maggior budget a disposizione per realizzare gli effetti speciali: le sfere metalliche faranno molti più danni di quanti ne abbiano fatti prima e ci divertiremo un sacco a vedere i risultati di una battaglia tra motoseghe (un chiaro rimando a "La Casa 2"), di una iniezione di acido e di incendi ed esplosioni varie. In realtà di sangue se ne vede ben poco (colpa della censura?), ma l’adrenalina è garantita. Se l’approccio psicologico è solo accennato, il regista non rinuncia però a disseminare per tutta la pellicola piccoli indizi sulla natura del Tall Man, dell’universo (per così dire) da cui proviene e delle sue creature.
Se, per come ve l’ho raccontato, qualcuno pensa di poter facilmente arrivare alla conclusione che “Phantasm II” sia poco più di un malriuscito tentativo di dare un seguito ad un inarrivabile cult, ebbene si sbaglia. Certamente il film ha diverse pecche, in primis incongruenze nella sceneggiatura (non ci si spiega, ad esempio, come mai il Tall Man non catturi Mike mentre è internato tra le mura dell’ospedale, come mai attenda ben sette anni prima di sterminare la famiglia di Reggie, come mai si lasci sfuggire Liz più volte ecc.), ma, tutto sommato, il risultato è godibile. Grazie all’agghiacciante figura del becchino dispensatore di morte, questo “Phantasm II” riesce ad elevarsi nettamente sopra la media dei film horror prodotti in quel, per certi versi, malaugurato decennio. Qual è lo scopo ultimo del Tall Man, alla fine delle visione, ancora non è dato sapere. Ma al termine della proiezione ci rimarranno nelle orecchie per molto tempo le sue ultime parole: “Non è mai finita!”
Ricordo che il film mi piacque nonostante certi dialoghi e nonostante il finale. Comunque un bel film anche se inferiore anni luce rispetto al primo capitolo.
RispondiEliminaSicuramente inferiore, ma per certi versi comunque interessante. A tratti si direbbe quasi un remake, piuttosto che un sequel
EliminaI più vivi complimenti per la dettagliatissima indagine sui rertroscena del film, è stato veramente un piacere venirne a conoscenza. E sono sicuro di non aver mai letto, finora, una recensione così precisa su questo film che comunque, ho sempre guardato con divertimento. Ovviamente come già ti dissi, e di certo per i motivi che hai segnalato, il primo resta inarrivabile, l'atmosfera che si respira nel "Phantasm 78", putroppo non verrà mai replicata in nessun capitolo della saga.
RispondiEliminaAspetto il terzo :)
Un po' dell'atmosfera del primo la si respira nel quarto capitolo (mai arrivato in Italia), ma di questo parleremo più avanti. Grazie per i complimenti.
EliminaAh si, "Phantasm 4: Oblivion"! L'ho visto da tempo e non ricordavo nemmeno più di averlo, dev'essere archiviato su qualche dvd. Ora il ricordo è molto vago, ma hai ragione, ripensandoci era forse il più originale dei tre seguiti. Il quinto invece non l'ho mai visto.
EliminaTranquillo... il quinto non lo ha ancora visto nessuno. "Phantasm raVager" è stato annunciato solo venti giorni fa e, ad oggi, è ancora in post-produzione. Nel frattempo però sta circolando un bel teaser-trailer con cui i fans possono ingannare l'attesa.
EliminaHo guardato il trailer e all'apparenza sembra che non ci si discosti poi molto dagli altri, bella però l'idea della sfera gigante, nell'ultimo frame. Comunque, Reggie è ormai diventato il vero antagonista di Angus Scrimm che tra l'altro, sembra essere veramente immortale. Per curiosità infatti ho sbirciato su wikipedia e cavolo, è del '26! E' che inganna l'impressione di averlo visto sempre "vecchio", se però pensiamo al primo film, aveva poco più di 50 anni.
EliminaAngus Scrimm mi sembrava già vecchissimo nel 1979... e nei vari sequel l'impressione era che non fosse cambiato poi così tanto. Sono proprio curioso di vederlo adesso, a 88 anni suonati, ancora nei panni del Tall Man.
EliminaSpero che la parabola non sia totalmente discendente e non si finisca per scoprire che il V capitolo della saga è inferiore all'Esorciccio :D
RispondiEliminaIl quinto capitolo lo aspetto ormai da sedici anni! Non voglio neanche considerare l'ipotesi che possa essere una porcheria!
EliminaNo! Kaan il principe guerriero, no!
RispondiEliminaNon ti preoccupare. Non vedrai mai un post sul principe guerriero su questo blog.
EliminaCerto che scambiare un ragazzo per una ragazza è un errore notevole da parte del traduttore. Noto che i personaggi quasi caricaturali sono spesso utili per sdrammatizzare la tensione, non solo nei film ma anche nei romanzi.
RispondiEliminaP.S. Sei sicuro di non voler scrivere un post sul principe guerriero? ;-)
Mah, diciamo che la differenza tra "Jody" e "Jodie" non è poi così ben marcata e, soprattutto a livello di pronuncia, potrebbe benissimo trarre in inganno. Il punto è che sarebbe bastato guardare il film precedente...
EliminaUn post sul principe guerriero? Speravo lo scrivessi tu. ^_^
Guarda che potrei prenderti in parola! ;-)
EliminaAllora affare fatto!
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